Le mie letture
Le grandi madri del Brasile
La danza di Omolu e Iansã
Aprite il cuore e ascoltate questa bellissima storia…
“(…) Un giorno Iansã, insieme ad Ogun, andò in soccorso di Omolu. Era festa e tutte le divinità stavano danzando, tranne Omolu timidamente fermo sulla porta. Ogun allora chiese a Nanã, dea madre di Omolu:
“Perché mio fratello sta lì fuori e non viene a danzare?”
Nanã gli spiegò che lui aveva paura di apparire in pubblico a causa delle pustole. Ogun decise di aiutarlo: lo portò nella foresta e gli tessé rapidamente un vestito di fibre. Omolu, così coperto, trovò il coraggio di andare alla festa e danzò in mezzo alla sala, cantando di Ogun che lo aveva portato nella foresta per vestirlo. Nessuno però voleva danzare con lui, perché tutti pensavano di sapere cosa si nascondesse sotto quei tessuti di fibre. Solo Iansã, dea altera e coraggiosa, decise di accompagnarlo: danzò con lui e il turbine dei venti della dea alzò le vesti di Omolu, cosicché tutti i presenti videro con meraviglia che sotto quei vestiti c’erano il corpo e il volto di un uomo bellissimo, senza alcuna imperfezione. In ricompensa del suo gesto, Iansã ebbe il potere di regnare sugli Egùn, spiriti degli antenati, perché Omolu domina e conduce la forza di quegli spiriti, e si dice che sia sempre seguito da una corte di Egùn. Ma lui, da quel giorno, danzò sempre da solo.”
“Quando (…) Iansã, il cui elemento è l’aria, decide di accompagnarlo nella danza, Omolu in compagnia della dea si rivela bellissimo. Iansã è coraggiosa come Ogun ed entrambi lo aiutano a “entrare nella danza della vita”, a non chiudersi nel dolore e nella vergogna. Il vento leggero e il coraggio di Iansã trasformano la timidezza e la paura di Omolu, “paura dei mali del mondo”, e risolvono la sua malattia: il fuoco [elemento di Omolu, insieme alla terra] perde così le sue caratteristiche materiali più spaventose per diventare fuoco-aria, in un sublime equilibrio spirituale di luce e bellezza. E Omolu infine può vedere e farsi vedere, perché non c’è più niente di cui avere timore.
Da quel momento in poi danzerà da solo, perché solitario è il destino di ognuno, ma riappropriatosi della bellezza potrà guidare, com’era stabilito, lo sviluppo spirituale di ciascun essere umano (…).”
***
Tratto da Marcella Punzo, Le grandi madri del Brasile, pagg. 84-85.
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