martedì 2 agosto 2022

Nefertari Meritmut

Non mi sono mai interessata troppo all’Egitto, l’ho sempre sentito molto lontano sia come paese sia come cultura. Tuttavia negli ultimi mesi, grazie all’amore smisurato che provo per la regina Nefertari e per la sua tomba, nella Valle delle Regine a Luxor, ho sentito l’esigenza di approfondire ciò in cui lei credeva, la realtà prettamente femminile che lei viveva, e proprio cercando il sacro femminino dove non lo avevo mai preso troppo in considerazione, mi si è aperto un mondo. Facendo attenzione a non cadere nel banale – di Egitto parlano tanto tutti da sempre, ma in modi che mi hanno quasi sempre allontanata – e cercando le tracce nascoste in questa cultura che pur essendo patriarcale, lo è molto meno rispetto al mondo greco romano, sto trovando frammenti di bellezza davvero unici.
Ne condivido alcuni, quelli che mi stanno dando e ispirando di più, a partire proprio dal nome dell’amata Nefertari.
Come descritto precedentemente, la parola nefer significava “bello e buono”, ovvero indicava sia la bellezza estetica che l’equilibrio, la bontà e la perfezione; unito a tari la parola è traducibile con “Bellissima Compagna”, la bellissima compagna del grande faraone Ramesse II, che amava chiamarla “Colei per la quale sorge il sole”.
Ma la regina aveva, come spesso accade, un nome esteso: il suo nome completo era infatti Nefertari Meritmut.
La parola egiziana merit significa “amata”, “colei che è amata”, mentre Mut era la grande dea madre, una delle più antiche divinità egizie. Meritmut significa quindi “Amata da Mut”, o “Colei che è amata dalla dea Mut”.
Nefertari Meritmut era la “Bellissima Compagna Amata da Mut”.

Il geroglifico, nonché la forma animale, che rappresenta la dea madre Mut è l’avvoltoio, un uccello che potrebbe sembrare strano per rappresentare la madre delle madri. In realtà l’avvoltoio è un animale considerato estremamente nobile e materno, l’unico rapace che non uccide, ma si nutre di prede già morte. Si dice anche che stia sotto il sole cocente con le ali distese per fare ombra ai suoi piccoli, sacrificando se stesso per il conforto dei suoi pulcini. Per questo motivo rappresenta la madre che nutre e si sacrifica, dando tutto ai suoi figli.
L’avvoltoio era anche sacro alla dea Isis, e fa parte del tipico copricapo delle regine.

Spesso Nefertari viene confusa con un’altra regina molto bella, Nefertiti, moglie del faraone Akhenaton (1351 a.C. – 1333 a.C.). Anche il suo nome contiene la parola nefer, ma è traducibile con “la Bellissima è Giunta”. Il suo nome completo era Neferneferuaton Nefertiti, ovvero “Bellissima è la bellezza di Aton” – nefer-nefer-u-aton – “la Bellissima è Giunta” – nefer-titi.
Fotografia di Araldo De Luca, scattata nella tomba di Nefertari, QV66, - Queen Valley 66

Le notizie sono state raccolte in gran parte dal libro di Ruth Shilling, The Tomb of Queen Nefertari, All One World Books & Media, 2020, pagg. 4-6.

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