Ieri, leggendo le parole di una amica che ha deciso di interrompere la lettura di un libro perché troppo torvo, dicendo che “non era di questo che voleva nutrirsi”, ho riconosciuto ciò che anche io cerco sempre di fare, interrogandomi spesso e ascoltando le risposte che vengono da dentro. Di cosa ti vuoi nutrire veramente?
La risposta è sempre la stessa, mi voglio nutrire di bellezza, nelle sue infinite forme. Anche di quella bellezza che è fatta di ombre e penombre, di dolore e resistenza, perché sono ancora umana, per adesso, e la realtà in cui vivo è fatta anche di questo.
A seconda dei periodi della mia vita sono stata più o meno attenta al nutrimento che davo a me stessa. Ci sono stati momenti in cui sceglievo accuratamente ogni cibo, e mi nutrivo solo ed esclusivamente di bellezza, perché ero completamente immersa nella magia, nell’armonia… o almeno così credevo.
Poi sono caduta, e ho avuto bisogno di nutrirmi di vita, di qualsiasi cosa potesse mantenermi viva. E mi sono nutrita di tempo.
Dentro di me avevo fame, ma no riconoscevo più il cibo dell’anima. Così mi nutrivo di tempo, rassicurandomi, dicendomi che avevo solo bisogno di tanto, tanto tempo, e che col tempo avrei ricominciato a sentire. Ho imparato a nutrirmi di pazienza, e continuando a farlo, giorno dopo giorno, la pazienza è diventata parte di me, e ho compreso l’arte del saper aspettare e dell’agire lentamente.
Mi rendo conto che ogni cosa di cui mi sia veramente nutrita, o mi stia nutrendo anche adesso, è parte di me e mi sostiene, così come un cibo nutriente sostiene il corpo e lo rende abbastanza forte da camminare lontano.
Però per me resta necessario nutrirmi solo di certi cibi, il più possibile semplici, sani e buoni per l’anima, oltre che per la testa e il corpo. Credo che scegliere di cosa nutrirsi, e cosa allontanare risolutamente, sia davvero importante, e permetta di elevare le energie della propria vita. Stare immerse in energie buone, armonizzanti, talvolta ravvivanti e rafforzanti, talaltra rilassanti e rigeneranti, ma sempre tendenzialmente alte, purifica dalle tossine sottili e potrebbe richiamare il verificarsi di avvenimenti che vibrano sulle stesse frequenze, o addirittura più in alto, e che di certo sono cibo delizioso e ambito per l’anima.
Cibo di cui nutrirsi senza timore, in abbondanza, e grazie al quale ogni parte di sé può vivere pienamente.
Di cosa mi voglio nutrire?
Voglio ricordare di chiedermelo ogni giorno.
Per oggi, credo che mi nutrirò di sole, di fiori colorati, di letture ispiranti nelle quali donne magiche si mutano in acquatici serpenti, e bellissime fate cantano con la loro voce melodiosa sulla cima di rocce che si gettano a picco sul fiume, e di tutto ciò che possa farmi sentire viva dentro e presente a me stessa. Nelle mie luci, e nelle mie ombre.
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