Ed è giusto che si allontani, o che venga reciso.
Superata la tristezza iniziale, infatti, quale gioia ed entusiasmo emergono nella certezza di aver ascoltato e lasciato libera espressione alla propria verità interiore? Quale senso di pace, quale armonia si instaurano in chi è fedele a se stessa fino al punto di lasciar cadere il peso di ciò che non le appartiene, e non avrebbe mai potuto essere suo?
Non è una consolazione, è la vera ragione. E quella presenza dentro di sé, che annuisce e sorride perché è stata ascoltata, perché è stata rispettata, accolta, e nel crollo di ciò che, in ogni caso, non si sarebbe retto in piedi a lungo, è rimasta saldamente in piedi, non può che gioire.
Stare dentro di lei, stare all’interno e lasciarsi guidare da lei, porta pace e un senso di appagamento che nulla di esterno può generare, e che supera ogni abbandono, vale ogni sacrificio, riempie ogni perdita.
Solo così è possibile procedere più leggere sulla propria vera strada, e anche incontrare i luoghi, gli accadimenti, le persone veramente in sintonia con la propria interiorità. Quelli che non chiederebbero mai di essere diverse da ciò che siamo, che non chiederebbero mai di tradire se stesse, che non vorrebbero mai che non fossimo fedeli a noi stesse. Al contrario, si armonizzano proprio con ciò che siamo, e portano crescita, e preziosi doni quotidiani e magici che non sono per nessuno, solo per noi.
L’arte sacra di rimanere fedeli a se stesse può trasformare le condizioni della realtà che ci circonda, rendendole più adatte ad accogliere e contenere ciò che la vita ha da offrire proprio a noi. E restare fedeli a se stesse porta altresì ad una trasformazione che porterà ad assomigliare, sempre di più, alla verità che brilla dentro, che non si lascia corrompere, che illumina la strada, e che, dopotutto, basta a se stessa.
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