Una fiammella accesa tremolava vivace, il profumo di legno di sandalo impregnava l’aria, e in sottofondo una allegra musica di flauti creava una realtà molto diversa da quella esterna. Una realtà gioiosa, vera.
Lui mi guardava con quella sua aria seria ma affabile, mentre mi tormentavo nei pensieri e nel timore di non riuscire a ottenere ciò che desideravo più di ogni cosa, credendo di non esserne degna.
“In lei, Signorina, c’è l’Argento.”
“Davvero?”, gli ho chiesto con le lacrime agli occhi. “Ne è sicuro?”
“Altrimenti non glielo direi. C’è l’Argento, deve solo affinarlo. Non si arrenda.”
“Arrendermi? No mai, questo mai. Io non posso arrendermi.”
Lui è scoppiato a ridere.
“E allora di cosa si preoccupa? Vede, in lei non c’è solo l’Argento, c’è anche l’Oro.”
Sono passati così tanti anni che fatico a ricordare tante cose… ma questa non posso dimenticarla.
Vorrei che fosse ancora qui. Avrei voluto passare più tempo in sua presenza, chiedergli tantissime altre cose. Vorrei ridere ancora con lui. Raccontargli ciò che è venuto dopo. Soprattutto adesso, che cammino da sola.
Non sono diventata matura, sono solo un po’ meno acerba di allora, e ho tante domande che allora non potevo avere. Ma delle quali, dopotutto, so già quale sarebbe stata la sua risposta.
“Osservi la Natura, lì troverà tutte le risposte che cerca.
E poi tanto, lei conosce già tutto ciò che ha bisogno di sapere.”
***
Oggi, accarezzando la copertina di un libro particolare, con le pagine grezze, sigillate, piene di misteri, un libro fuggevole che sono stata io a fuggire per tanti anni, e che finalmente ho tra le mani, ripenso al passato, e qualcosa mi dice che lui sarebbe contento.
***
Ci sono persone che si pongono come maestre, lasciando intendere che abbiamo bisogno di loro per crescere ed evolverci, che la loro presenza e il loro intervento nel nostro percorso interiore sono auspicabili, o addirittura indispensabili; e ci sono persone che semplicemente sono lì, che non lasciano intendere nulla, non si pongono in alcun modo, negano di essere maestre, rifiutano le definizioni, il più delle volte sono silenziose, spesso apparentemente scorbutiche, eppure donano molto più di quanto si possa chiedere. E quando passano oltre lasciano una mancanza che non può essere riempita da qualcun altro. Rimane tale, così com’è. Eppure non è una mancanza vuota, è una mancanza piena.
Piena di tutto ciò che di buono e bello hanno sparso in vita, e di tutto ciò che ne è germogliato.
Illustrazione di Ellfi
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