È dall’ignoto del momento presente che nasce l’espressione allineata. Quindi, per sapere cosa è veramente vero per te in ogni dato momento devi prima essere pienamente presente. Sono necessari discernimento e onestà radicale, anche perché il sé concettuale può avere metodi subdoli per giustificare in modo convincente comportamenti distorti. In definitiva, solo tu sai cosa è veramente vero per te in un dato momento e assumerti la piena responsabilità di quella conoscenza è di per sé parte del processo di maturazione sul sentiero spirituale.”
Louise Kay
***
Abbraccio ogni singola parola di Louise Kay, e spero che possa essere utile, e che magari stimoli qualche riflessione, soprattutto in ambienti in cui “comportarsi in un certo modo”, “indossare certi tipi di vestiti”, magari “seguire una certa dieta”, e aggiungo, identificarsi in ruoli senza rispondere intimamente al loro reale significato, è diventato sinonimo di “persone spirituali”. A parer mio, e non solo mio, non è così.
Credo che la spiritualità reale giunga solo quando tutto questo crolla miseramente, lasciando nel buio, nel vuoto, nell’ignoto. Nude e disorientate, immerse nella sensazione di non essere più nulla.
Eppure lì, soltanto lì, se non ci si arrende, e se non si cede alla tentazione di creare una nuova maschera – ovvero un nuovo travestimento, per quanto verosimile, che ci illuda di essere ancora “persone spirituali” – a un certo punto qualcosa succede.
Una piccola luce si accende, o forse era sempre stata lì, calda e brillante, ma eravamo troppo impegnate a cercare di dimostrare a noi stesse e al mondo ciò che volevamo essere per vederla.
Eppure, quella luce è vera.
Fosse anche l’unica cosa che resta di noi, scalda, rincuora, ed è vera.
È allora, e solo allora, che la piccola luce, che piccola non è, diventa tutto.
È allora che scopriamo di non avere bisogno di altro che di quella luce, per essere ciò che siamo veramente.
Perché essa è spirito,
e se la nostra vocazione era sincera,
altro non è se non ciò che abbiamo sempre cercato.
Allora ci ritroviamo a sorridere, perché è quando diventiamo realmente “persone spirituali”,
che non ci importa più di esserlo,
né tantomeno di dichiararlo a noi stesse e al mondo.
***
Mi soffermo ancora qualche attimo sulle parole che brillano fra le altre. Onestà radicale. Quale straordinario suggerimento per realizzare questa ardua missione.
L’onestà radicale è ascolto privato dalle interferenze, è indagine interiore, profonda e incondizionata, è lucido discernimento, è integrità e responsabilità, verso noi stesse, molto prima che verso gli altri.
Ed è ciò che spinge a eradicare tutto ciò che non ci appartiene veramente, a rinunciare a ciò che, allontanando dalla propria limpida verità interiore, ci distorce e inganna.
Essere radicalmente oneste, soprattutto, offre un dono inestimabile. Ci porta, prima o poi, a guardare nello specchio dell’anima, e a riconoscere consapevolmente ciò che riflette.
Una piccola luce accesa, che era sempre stata lì.
E che, fosse anche l’unica cosa che resta di noi, è vera.