La Discesa è cominciata, ed è palpabile già da diversi giorni. Lungo questo sentiero discendente la natura sprofonda dolcemente nel suo sonno rigenerante, e noi ci immergiamo dentro le sue profondità, e le nostre.
La soglia ombrosa della grotta è aperta. Sulla sua cima una antica Sheela na Gig sorride, trattenendo aperte le labbra della sua vulva così che possiamo accedere al suo grembo, e abbandonarci alla beatitudine nel calore avvolgente del suo liquido amniotico.
E mentre noi ritroviamo l’origine di noi stesse, fuori le foglie si fanno scarlatte, brune e dorate, e mosse dal vento si staccano e cadono a terra.
La terra accogliente e materna, ciò a cui tutte e tutti possiamo tornare in qualsiasi momento, se solo ci concediamo il tempo di lasciarci andare, così che lei sia lì, pronta a sostenerci e abbracciarci.
Il tempo in cui le tele dei ragni, che volano nell’aria fredda e si posano sui campi e sui rami degli alberi, si avvicina. È forse fatto proprio di tela di ragno, il velo sottile e impalpabile che separa i due mondi?
Il corvo nero si posa accanto ad esso, e gracchia tre volte.
“Hai il coraggio di passare, e di vedere la mia vera natura, e la tua?”
Al di là del velo, si intravede una creatura simile.
Gracchia tre volte, ma le sue piume sono bianche come il latte.
Ciò che è nero, al di là è bianco.
Ciò che è tangibile, al di là è impalpabile.
Ciò che è pesante, al di là è leggero.
Ciò che cade… al di là vola.
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