Siamo troppo abituate a vivere in una condizione spesso smorzata, forzatamente attenuata, governata dall’idea di dover sempre essere buone e gentili, sempre accomodanti e disponibili e sorridenti. L’istinto alla ribellione, la rabbia, l’aggressività che certe situazioni richiederebbero, sono viste come caratteristiche di una persona, o meglio, di una donna cattiva, ingestibile, addirittura squilibrata, una donna dal brutto carattere, mentre invece si tratta solo di una donna che non nega l’ombra, il buio, la morte, e che potrebbe essere molto più equilibrata di quanto si pensi.
E con questo non mi riferisco a chi è in balia delle proprie ombre, a chi è preda del proprio buio, ma a chi lo accoglie, lo riconosce, e pur lasciandolo libero di scatenarsi, non ne perde mai le redini. Perché non si tratta di diventare vittime delle proprie pulsioni, ma di imparare a conoscerle tanto da essere in grado di cavalcarle.
Questo è sicuramente molto difficile, per questo credo sia bene cominciare il prima possibile a muoversi in questa direzione – io ci provo da anni e faccio una gran fatica – iniziando a smettere di reprimere e considerare cattivo ciò che in realtà è naturale, ovvero di sentirsi in colpa per ciò che si agita dentro di sé, e, al contrario, prenderci confidenza. E soprattutto, cercando di trattare quelle parti di sé non con fastidio o vergogna, ma con comprensione e amore.
Non esiste nulla, in natura, che non abbia sia un aspetto lieto e calmo, sia uno spaventoso e violento.
Un cielo azzurro, luminoso e limpido, può diventare nero, plumbeo e minaccioso in un istante.
La brezza che profuma di fiori, può mutarsi in vento di tempesta che sradica gli alberi e strappa i raccolti.
La fiamma che scalda un focolare può mutarsi in incendio che brucia intere foreste e tutti gli animali che le abitano.
L’acqua fonte di vita, che sgorga limpida dalle sorgenti, può abbattere dighe, allagare e crescere violentemente fino a diventare maremoto.
E la terra che genera, nutre e accoglie, può tremare con tanta violenza da spaccarsi, crollare e mietere migliaia di vittime.
Gli animali, allo stesso modo, sono in grado di accudire e di difendere. Fra loro si uccidono continuamente, sia per difendersi, sia per preservare il proprio territorio, sia per nutrirsi.
La natura sempre florida e luminosa, non esiste.
E non esiste solo la vita. Esiste la morte.
Esistono la malattia, la sofferenza, il deperimento. Esiste la putrefazione ed esistono le ossa.
Fino a quando non abbracceremo l’ombra in tutte le sue forme, prendendo confidenza con essa fino ad accoglierla, e forse a trasformarla, non saremo mai complete.
E paradossalmente, la vera luce interiore di cui brilla perennemente l’anima, può essere trovata non solo nell’equilibrio della luce e del buio di cui è fatta la nostra esistenza incarnata, ma anche passando attraverso i doni della morte.
Quando né la luce né il buio distolgono dalla percezione del proprio centro numinoso, quando ci si sente traboccare d’amore mentre si cavalca la devastazione dell’ombra, allora forse si conosce davvero cosa significhi essere natura. Natura in tutte le sue forme.
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