sabato 6 gennaio 2024

Le Epifania, e la luce di Befania

Oggi vorrei ricordare la divinità di questo sacro giorno con un nome davvero speciale, tramandato dalla strega Bellezza Orsini a Fiano Romano nel 1528: Befania.
Questo infatti potrebbe essere considerato il giorno di Befania, maestra, regina delle streghe, spirito e divinità femminile.
E Befania, così come Befana, è la forma popolare e al contempo il nome proprio che nasce dalla parola Epifania.
Epifania, o Epiphania, dal tardo latino epiphanīa(m), a sua volta dal greco epipháneia, ovvero “apparizione”, “manifestazione [della divinità]”, in origine aggettivo neutro plurale che significava “[feste] dell’apparizione”, e proveniente dal verbo epiphànein, composto da epi, “dall’alto”, e phànein, “apparire, rendersi visibile”, quindi “apparire dall’alto”. (1)
Befania o Epifania, altro non è se non l’apparizione della divinità, la sua manifestazione, o meglio, è la divinità che appare dall’alto.

Nell’antica Grecia le Epiphàneia – dal plurale greco – erano celebrazioni dedicate a una particolare divinità, che durante i riti sacri si rendeva manifesta. Non si trattava di una esibizione pubblica e pomposa, “la manifestazione degli dèi, per quanto vibrante e sentita presente era segreta, intima. Le divinità si palesavano nel naos, il cuore segreto e inaccessibile del tempio.” (2)
Nella religione cristiana, che ha fatto propria questa celebrazione, l’epifania, l’abbagliante apparizione, è invece rappresentata dalla stella. La stella che dona la direzione e guida i tre Re Magi verso la grotta della natività.
Sotto il manto della leggenda cristiana, ciò che permane ancora è l’apparizione di una stella, che brilla così forte da raggiungere ogni angolo del mondo, e da essere ben visibile sia di notte che di giorno, perché brilla più del Sole.
Sotto questa luce, Befania, altro non è se non la stella.

In questo giorno in particolare, la nostra preziosa tradizione italiana vuole che la Befana dal doppio volto, ovvero ciò che è sopravvissuto dell’antica divinità del destino e della fortuna, appaia dinanzi alle sue figlie e ai suoi figli, e porti loro dei doni.
Carbone, cenere, fuliggine e nodi a coloro che hanno agito in modo negativo e hanno filato male il proprio filo. Dolci, luce, fili dorati e fortuna a coloro che hanno agito in modo positivo e hanno filato il proprio filo meglio che hanno potuto.
E ogni dono sarà sempre e solo ciò che ognuna e ognuno ha meritato, nel bene e nel male. Così deve essere, e così sempre sarà.

Io credo che chi cerca di filare al meglio il proprio destino, e mantiene accesa la fiamma dentro di sé, potrebbe persino incontrarla e vederla, Befania.
Forse come fugace bagliore intravisto con la coda dell’occhio,
forse come impronta lasciata nella cenere di un fuoco spento,
o forse come splendente stella, che brilla e che canta.
Nella vastità del cielo, e nel profondo del cuore.

***

Si dice che l’Epifania tutte le feste porti via.
Ma per certe donne che stanno imparando a vedere nel buio, e ad ascoltare la voce della notte, Befania resta sempre vicina.
La stella continua ad apparire, e a splendere. Di notte e di giorno, in ogni momento.
La sua calda luce non si spegne mai.
Illustrazione di Nadezdha Illarionova

Note:

1. Per l’etimologia di epifania vedi Ottorino Pianigiani, Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, disponibile al sito www.etimo.it; Dizionario Garzanti Linguistica - https://www.garzantilinguistica.it/; Vocabolario Treccani - https://www.treccani.it/

2. Cfr. Giorgio Moretti, Epifania: il vero significato di un nome che è molto più di una data, Fanpage, 5 Gennaio 2018

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