venerdì 27 agosto 2021

Iansã, Signora del vento, del fuoco, delle donne

Le mie letture
Le Grandi Madri del Brasile
Iansã, Signora del vento, del fuoco, delle donne


Sin dal primo giorno che ho letto di Iansã, o Yansã – chiamata anche Oyã – ho sentito una forte, fortissima affinità con lei. Quasi una completa identificazione, una viscerale comprensione del suo essere, e un grande amore per lei. Più ne leggevo, più mi sembrava di guardare la superficie di uno specchio, più accettavo quelle stesse energie che mi abitano dentro sin dalla nascita.
Ma non ha importanza ciò che sento io, ciò che importa è la bellezza assoluta di questa indomita Orixà, Signora del vento, delle tempeste, del fuoco, ma anche delle donne, quasi da poterla chiamare – senza sbagliare – l’Orixà femminista per eccellenza.
Riporto questi brani dedicati a lei, perché merita di essere conosciuta, e ascoltata… nella brezza, nella fiamma, nella tempesta.

Iansã, nel panteon yorubá, è l’unica dea che riesce a conservare uno degli antichi poteri della Grande Madre, forse quello più misterioso, il dominio sullo spirito degli antenati. (…) lei è la dea che meglio di ogni altra rappresenta il potere del femminile che combatte quello maschile per un equilibrio più giusto del mondo, apertamente, con uguale coraggio e uguale valore. Una competizione (…) animata sempre da un bisogno di verità e giustizia che spesso si trasforma in amore, alleanza, complicità.
(…) Iansã vive i suoi amori con la prontezza e l’intensità che le sono proprie, ma con altrettanta rapidità e determinazione scappa da situazioni che le provocano insopportabili dolori.

Anticamente Iansã era anche una divinità del fiume Niger, dunque dell’acqua. “Da quell’elemento, però, Iansã si era allontanata per diventare regina del fuoco e dell’aria, dei venti di brezza e tempesta, e di ogni battaglia.

Se rinunciava alla libertà seguendo, in competizione con Oxum, Xangô e Oxossi nei loro palazzi, anche se lo faceva per amore, deviava dal suo cammino ed era votata all’insuccesso. Allora l’unica via che le restava era la fuga per riprendersi la libertà: il suo vero destino.
La doppia origine di acqua e fuoco, fa di Iansã un simbolo dell’unione di forze opposte, da cui derivano la sua grande indipendenza e passionalità, la temerarietà e la violenza. Mentre è l’aria – (…) suo principale elemento – a permettere la sintesi (…).
” Questo la rendeva “responsabile dell’evaporazione”.
(…) è questa l’essenza e il grande potere di Iansã: l’aria, soffio creativo che spazza via ogni male e la spinge, inquieta, a percorrere sempre nuovi sentieri. La dea “dai piedi d’oro”, Orixá delle strade (…) fugge quando non può vincere e usando la magia si trasforma in raffica di vento per viaggiare più rapidamente. Quel vento, simbolo della sua libertà e della sua azione purificatrice, sa essere leggero e gioioso, proprio come una brezza che un canto dedicato a lei così invoca mentre la danza lo descrive. Ma a volte è pena e pericolo: vento dell’orgoglio che va in alto, insieme al fuoco dell’ira, e può spingerla troppo oltre impedendole il ritorno e qualsiasi riconciliazione.

(…) la sua figura mitica è legata anche al tema dell’abbandono dei figli. Lei è la madre che li fa allevare da altri e si lancia alla conquista di qualche potere maschile, come il dominio sugli Egun e sul fuoco.
Il suo errare significa coraggio, fuga dal dolore, desiderio di rimanere libera da vincoli, amore della conoscenza e ricerca della verità, che lei fa trionfare abbattendo ogni genere di ipocrisie e lanciando dalla bocca parole come fiamme.
Iansã è la “viandante ribelle e solitaria”, e “più di ogni altra dea, rappresentava il cammino faticoso e doloroso della conoscenza (…).

Brani tratti da Marcella Punzo, Le Grandi Madri del Brasile, pagg. 140-145.

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