Sono queste le parole chiave che sono emerse, e sono ciò di cui ho fatto a meno negli ultimi anni, per rimanere libera, libera dalle definizioni che mi avrebbero tarpato le ali, libera da ruoli “sacri” che, nel modo in cui sono vissuti e raccontati oggi, non mi appartengono e non riconosco, libera di seguire i moti dell’anima. Libera sempre.
Eppure sapevo di aver bisogno di qualcosa che mancava. Un punto fermo e un po’ di ordine. Per ricordare chi sono quando lo dimentico, per ricordare dove sto andando quando mi perdo, per ritrovarmi e dare una direzione più chiara al mio camminare. Per compiere gli stessi passi, mossa dal vento dell’ispirazione, ma con più consapevolezza e presenza a me stessa.
Sapere chi sono, dove sono e verso cosa sto camminando.
Una pietra fondante, a cui tornare sempre e alla quale restare radicata. Un focolare luminoso di cui possa intravedere il chiarore anche da lontano, così da poter tornare a casa.
Eppure è sempre stata lì, quella pietra salda, anche se solo in questi ultimi giorni la riconosco. Non l’ho mai abbandonata, e anche quando credevo di essermene allontanata per percorrere vie parallele, che tuttavia non mi sono mai appartenute, in verità l’ho sempre portata con me, nascosta in una tasca proprio sopra al cuore.
Quella pietra, quel punto fermo, si chiama strega. Lì è racchiusa ogni cosa, e tutto ciò che conta.
Sentirla mia, nominarla e averne coscienza mentre cammino, mi dona equilibrio e ordine. Tutto ciò di cui avevo bisogno e di cui mi sono privata con dolore.
Ora non me ne priverò più, ho pieno diritto di rivendicarla, ne ho da parecchi anni, ed è giunto il momento di concedermi questo dono. Accettare pienamente ciò che è sempre stato mio.
Sono stanca di scappare e voltare le spalle a quello che mi appartiene, per evitare di conformarmi a persone che abusano di titoli, perlopiù senza meritarli, e senza rispecchiarne l’intrinseco significato. O a persone che fanno proprio, ed escludono chi sente e sperimenta le cose in modo diverso dal loro. Non è giusto per me stessa, e non lo merito.
Ciò che accolgo non avrà corrispondenze con altre e altri. Non si adatterà a nulla che io non riconosca e che non risuoni con il mio intimo sentire. Risponderà sempre e solo a ciò che sento vero, a ciò a cui credo veramente, e che provo nel cuore. A costo di scardinare e demolire ogni cosa, come è mia abitudine, per vedere cosa c’è dentro e capire se è materia vuota oppure viva, se è pura sostanza o fumo negli occhi.
Sarà sempre una scelta. Una scelta sicura, eppure mutevole. Del resto questa è l’eresia e questo è essere eretica.
Un punto fermo e un po’ di ordine, dunque.
E un paio di occhi che sanno guardare nel buio.
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