mercoledì 3 gennaio 2024

Stare nella sospensione

Secondo la tradizione di diversi paesi europei, così come dei nostri territori alpini e padani, i dodici giorni di Natale sono governati dalla Signora della Filatura – colei che si cela dietro la figura della Befana – che durante questo tempo liminale visita le case e controlla che siano pulite e ordinate. Controlla anche che la donna che vi abita abbia filato per bene il proprio filo durante l’anno, distribuendo a ognuna ciò che realmente ha meritato. Se trova tutto pulito e ben filato, dispensa benedizione e fili dorati, se trova sporcizia e fili mal filati, ingarbuglia e insudicia le matasse e si allontana negando la sua benedizione, o maledicendo la casa e coloro che vi abitano.
Una sola era la regola. Durante questo periodo le filatrici dovevano riporre le loro conocchie, non toccare filo, far tacere l’arcolaio.
Non dovevano fare nulla, dovevano solo stare.
Calma, immobilità, silenzio, e un poco di leggerezza dopo tanto lavoro.
Erano – e sono ancora per chi lo crede – i giorni del sacro riposo, i giorni della sospensione. Sospensione di qualsiasi attività lavorativa, ma anche sospensione interiore, il restare sospese nell’ascolto e nell’attesa di ciò che sarebbe arrivato, di ciò che sarebbe potuto accadere.
Perché la Signora sarebbe giunta nottetempo, in segreto, e avrebbe scrutato e soppesato.
Scrutato e soppesato, il loro agire, il loro filare, il loro cuore.

Personalmente credo che, se si vuole seguire anche in minima parte la tradizione, dedicare questi giorni a tante, troppe attività non sia del tutto appropriato – e anche un pochino controproducente.
Riposare, muoversi con lentezza, rigenerarsi nella quiete,
stare nella sospensione,
permettersi di guarire,
dormire e sognare,
e soprattutto ascoltarsi,
e guardarsi dentro con occhi di brace
come la Signora insegna a fare alle sue figlie.
Questo, potrebbe essere non solo qualcosa di utile da fare per sé stesse/i, ma anche ciò che più onora lei,
Colei che giunge di notte con passo di stelle.

Per coloro che in lei credono ancora.
Illustrazione di Robin Elise Pieterse

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