Una sola era la regola. Durante questo periodo le filatrici dovevano riporre le loro conocchie, non toccare filo, far tacere l’arcolaio.
Non dovevano fare nulla, dovevano solo stare.
Calma, immobilità, silenzio, e un poco di leggerezza dopo tanto lavoro.
Erano – e sono ancora per chi lo crede – i giorni del sacro riposo, i giorni della sospensione. Sospensione di qualsiasi attività lavorativa, ma anche sospensione interiore, il restare sospese nell’ascolto e nell’attesa di ciò che sarebbe arrivato, di ciò che sarebbe potuto accadere.
Perché la Signora sarebbe giunta nottetempo, in segreto, e avrebbe scrutato e soppesato.
Scrutato e soppesato, il loro agire, il loro filare, il loro cuore.
Personalmente credo che, se si vuole seguire anche in minima parte la tradizione, dedicare questi giorni a tante, troppe attività non sia del tutto appropriato – e anche un pochino controproducente.
Riposare, muoversi con lentezza, rigenerarsi nella quiete,
stare nella sospensione,
permettersi di guarire,
dormire e sognare,
e soprattutto ascoltarsi,
e guardarsi dentro con occhi di brace
come la Signora insegna a fare alle sue figlie.
Questo, potrebbe essere non solo qualcosa di utile da fare per sé stesse/i, ma anche ciò che più onora lei,
Colei che giunge di notte con passo di stelle.
Per coloro che in lei credono ancora.
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