Secondo le tradizioni della nostra terra, così come di gran parte dell’Europa, durante questi dodici giorni Berta – o Berchta, la dea della luce e della filatura, compariva nelle case delle donne per controllare il loro filo. Osservava il loro modo di filare e la pulizia della loro casa, e decideva se donare benedizioni, fortuna, oro – simbolo del brillare interiore – e prosperità, oppure se maledire la loro casa, ingarbugliando, sporcando e rendendo opaco e stopposo il loro filo, ovvero portando sterilità e sfortuna.
L’ambivalenza della Berchta non è mai segno di buonismo o cattiveria, ma dipende solo e soltanto da coloro che lei osserva. Rispetto a ciò che vede, dona ciò che ognuna ha veramente e profondamente meritato, o meglio, ciò che ognuna, filando in un modo o nell’altro la propria vita e il proprio destino, ha attirato.
Secondo l’antica legge naturale il simile attira il simile, e ognuno raccoglie ciò che ha seminato, e questa è la parola della Berchta. Lei offre ciò che ognuno ha lavorato per ricevere.
Il motto antico che potremmo associare alla Berchta, è infatti “Quisque Faber Fortunae Suae”: Ognuno fa la propria fortuna/Ognuno è artefice della propria fortuna [o sfortuna].
Per questo onoriamo la Berchta, perché è colei che ci mostra il filo della nostra vita e ci insegna sia a filare meglio, o a scegliere un modo diverso di filare noi stesse, sia ad essere felici, o giustamente insoddisfatte, di ciò che abbiamo filato.
L’unico vero modo per onorarla, e onorare noi stesse, è filare nel modo migliore possibile.
È prestare attenzione alle nostre mani, al nostro cuore, ai nostri occhi, al nostro ritmo, al momento in cui bisogna trattenere il filo oppure rilasciarlo.
È agire con amore e secondo il nostro istinto, che sa sempre in che modo il nostro filo va filato.
Onorare la Berchta è onorare noi stesse, e lei dentro di noi.
Lei ci offre la conocchia, e ci dice: fila.
Ci sorride prima di chiudere dietro di sé la porta della nostra casa, e ci lascia filare, in silenzio, in solitudine.
Perché solo e soltanto noi possiamo filare la nostra vita e il nostro destino.
Nessun altro può farlo al posto nostro.
E la filatura della vita è un’arte sacra che riguarda solo e soltanto noi stesse.
Sole, di fronte a ciò che siamo davvero.
Sole, con il nostro filo.
E torna sempre, la Berchta. Torna a controllare ciò che abbiamo filato.
Ciò che riceveremo dipenderà da noi soltanto.
Un sorriso di luce e una conocchia dorata, oppure uno sguardo di disappunto e tanti fili annodati e ingarbugliati che poi, non c'è dubbio, dovremo sbrogliare e ripulire da sole. Dal primo all’ultimo.
E la onoriamo anche per questo.
Per l’Oro e per i Nodi.
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