Le grandi madri del Brasile
Ewà, l’Arcobaleno della vita
Leggere e ascoltare della divinità brasiliana Ewà è come immergersi nei colori, intingervi l’anima e diventarne pennello. Per portare colore e gioia nella vita.
Vita nella vita. Entusiasmo, da en-theos, composto da en, ovvero “in” o “all’interno”, e theos, “dio”. Essere “piene di dio” quindi piene della dea, piene di divinità, divinamente ispirate, lo stato d’animo dell’artista sacra. Di colei – e colui – che plasma il divino presente dentro di sé e lo manifesta nel mondo attraverso la propria arte.
“Guardando l’arcobaleno (…) non si poteva dimenticare un’altra Iyàmì meno nota, Ewà, (…) dea del fiume e del lago Yewà, in Nigeria, Orixà dell’arco-iris, (…) Madre della comunicazione tra il cielo e la terra, dei colori e dell’arte, guardiana dei pianeti e degli astri.
L’arcobaleno riflettendosi nell’acqua formava un cerchio completo con l’arco del cielo: Ewà era quell’anello di collegamento tra l’umano e il divino. Apparteneva alla terra e al cielo, all’acqua e alla luce: purificava l’aria. Si diceva che nelle sembianze di serpente circondasse l’Universo, reggendolo e impedendone la disgregazione. La sua danza era sinuosa, (…) ricordava i movimenti del cobra (…). Ewà racchiudeva il mistero dell’eterna rinascita e trasportava con sé tutte le gradazioni di colore.
(…) aveva il dono della veggenza, o talvolta veniva identificata con Oxumaré stesso, che da cobra si trasformava in una ninfa bellissima.”
“Ewà permetteva il continuo passaggio, tra l’Acqua-Materia e l’Acqua-Spirito, rappresentato anche dall’Unione Sacra tra il Serpente maschile e la Ninfa femminile (…). Poiché garantiva quello scambio, lei era l’Orixà dell’arte, della trasformazione, della gioia di vivere: conosceva e sperimentava mostruosità e brutture, ma anche bellezze e meraviglie del creato, come aspetti illusori di un’unica realtà. Era la più misteriosa delle Iyàmì, signora dell’intuizione, Orixà dell’allegria e dei canti, il suo nome significava bellezza e grazia. Responsabile dei mutamenti dell’acqua attraverso tutti i suoi stadi, generava nuvole e pioggia: quando si guardava il cielo e si vedevano le nubi formare molteplici figure, lì stava Ewà.
In tutti i cambiamenti, dai più repentini ai più lenti del regno vegetale e animale, stava lei: era lo sbocciare di una rosa, il bruco che si trasformava in farfalla, l’acqua che diventava ghiaccio, il ghiaccio che diventava acqua. Ewà era la bellezza della vita.”
(Marcella Punzo, Le grandi madri del Brasile, pagg. 180-181)
Nessun commento:
Posta un commento
Lasciami un pensiero
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.