Quando si presenta dall’esterno, il suo intervento è percepito come un imprevisto, perlopiù fastidioso, quasi come un dispetto del destino e delle circostanze, che però crea una situazione diversa che alla lunga può rivelarsi migliore di quella precedente.
Se agisce dall’interno, invece, si presenta come impulso del carattere o come un’esigenza irresistibile e temporanea, che porta ad agire in modi insoliti e a provocare conseguenze forse spiacevoli, ma necessarie.
Sin da bambina ho fatto esperienza di una parte di me fortemente ribelle, che emergeva nei momenti in cui percepivo il senso d’ingiustizia, e allo stesso tempo di impotenza. Questa parte ribollente trovava l’unico modo di esprimersi, e di riscattarmi almeno un pochino, attraverso il dispetto. Erano dispetti rari, innocenti e innocui, eppure riuscivano a trasformare la frustrazione e la rabbia in energia giocosa, e quindi benefica.
Col passare degli anni quella parte di me è stata perlopiù dormiente, non avendo bisogno di emergere, ma nei momenti di maggiore ingiustizia e impotenza è sempre tornata a farsi sentire, suggerendomi piccoli accorgimenti per riscattarmi e smorzare le ingiustizie rendendole, in un certo qual modo, meno pesanti e meno dolorose.
Attraverso la lettura e le ricerche sono arrivata a conoscere alcune delle divinità trickster, quelle che incarnano proprio l’energia del dispetto, dello scherzo, ma anche di quelle azioni intenzionalmente volte a creare conflitto e caos, così che le energie possano mescolarsi, rigenerarsi, e assumere nuove forme. Queste entità, o l’energia che a loro viene attribuita e che abita in alcune/i di noi, emergono soprattutto quando certe situazioni sono arrivate al loro limite e necessitano di un taglio, di un rimescolamento, di uno scontro, di una rottura o di una netta separazione, che portino al delinearsi di nuovi percorsi.
Come energia interiore dispettosa, conflittuale, talvolta distruttiva, personalmente la sperimento in modo naturale e istintivo soprattutto quando entro nella fase premestruale. In questo momento, ciò che fino a poco prima era sopportato malamente diventa insostenibile, e la necessità di creare scontro o l’istinto del dispetto, diventano irresistibili.
Sono cosciente delle conseguenze che questi momenti provocano, anche se mi ci sono voluti anni per riuscire a gestire almeno un pochino questa energia irriverente, decidendo in quali occasioni valesse la pena lasciarla agire, ovvero se le perdite e i danni che avrebbe potuto creare fossero davvero voluti e necessari.
Sta di fatto che ogni volta che ha chiesto, anzi, preteso attenzione, e ha agito più o meno liberamente, il rimescolamento che ha creato è sempre stato – anche se a volte non subito – benefico per me e per il mio percorso.
Nelle varie culture esistono molte divinità o entità sottili che incarnano l’energia del trickster, e una delle più ispiranti fa parte, ancora una volta, della mitologia afro-brasiliana del candomblé.
Si chiama Exu, e anche se è reputato un Orixà pericoloso e scomodo, è anche uno dei più amati.
Questi sono alcuni brani ispiranti che parlano di lui, tratti dal libro di Marcella Punzo, e legati fra loro da alcuni miei brevissimi interventi:
“Nel candomblé più che l’idea del male esiste quella di disturbo, perturbazione, disordine (…).”
Exu è l’Orixà che incarna questo disturbo, il quale può manifestarsi nella forma dell’inganno, dello scherzo, del dispetto, dell’impiccio, del caos.
“(...) a lui piace creare disordine, conflitti, scompigliare le carte, costringere a rifare progetti e rivedere cammini. A lui piace svelare continuamente l’illusione del reale, mostrandone le molteplici facce. Crea scompiglio per ricordare, a chi ne sa ascoltare i messaggi, che forse è possibile costruire un nuovo ordine più giusto e fecondo, separa per mostrare l’inganno di unioni infondate e spinge a cercare nuove unioni e nuove sintesi. È una divinità scomoda (…) un “trickster” (…). Ma non è lui a generare il male, piuttosto lo fa venire a galla, forse per evitare mali peggiori.”
Exu è l’entità più vicina al disordine, alla separazione, al conflitto, all’irascibilità, e talvolta è stato identificato con il diavolo, anche se questa assimilazione è un retaggio dell’epoca della schiavitù, “quando i neri attribuirono a questo Orixà il potere di vendicare umiliazioni e maltrattamenti. (…) Exu era l’ultima speranza di giustizia (…).”
“Suscettibile e dispettoso, può diventare il più benevolo degli Orixàs se trattato con la dovuta considerazione.”
“(...) così come può ingannare e creare malintesi, è anche capace di dirimere equivoci e svelare la verità, perché in lui si racchiude il “mistero della parola e dell’esistenza”.”
“(...) la sua forza provocatoria e disturbatrice è capace però di superare conflitti, divisioni, rotture, alla ricerca sempre di nuovi orizzonti, nuovi significati, nuovi equilibri. La sua parola può suscitare rivoluzioni, ma ha anche il potere di trasformare la realtà.”
“Il lavoro di trasformazione e di elaborazione esige sacrifici. E allora, per chi separa senza mai riunire, per chi prende, ingoia senza restituire e dimentica di dare, Exu può diventare un’entità punitiva (…).”
Raramente gli esseri umani sono in armonia con i propri desideri profondi, con “un vero e proprio bisogno di agire, le cui conseguenze tracciano il giusto cammino di trasformazione e di evoluzione di ognuno.”
“Exu allora interviene invisibile a creare disordini e impedimenti su quei percorsi sbagliati, in modo che gli esseri umani possano tornare in sé e interrogarsi.”
Brani tratti da Marcella Punzo, Le Grandi Madri del Brasile, pagg. 110-117.
***
Spesso entità come Exu, o l’energia che dentro di noi le rappresenta, sono bandite, malgiudicate, considerate sbagliate, inopportune, e quindi restano inascoltate.
Eppure si manifestano, specialmente quando c’è più bisogno di loro, e che intervengano dall’esterno o dall’interno, il rimescolamento che creano è sempre necessario.
Per quanto mi riguarda, forse non risulterò sempre amichevole, pacifica e tollerante, ma per me accogliere e lasciar scorrere questa energia perturbatrice, a volte sarcastica, scontrosa e scomoda, a volte soltanto impertinente e giocosa, è qualcosa di irrinunciabile.
È anche grazie a questa energia dispettosa se in certi momenti ho il coraggio di dire ciò che penso anche se non piace e provoca rabbia; se posso generare il caos che rimescola le carte, creare i conflitti che permettono di tagliare rami secchi, rompere gli schemi per scoprire nuove possibilità.
E non posso, né voglio farne a meno.
Benedico senza condizioni questa energia scomoda e disturbatrice, esterna ed interna, che attraverso lo scompiglio abbatte gli equilibri precari per dare origine a nuovi ordini e ad equilibri più sicuri.
Onoro questa energia perturbante, perché è il movimento che si oppone al ristagno, grazie al quale la trasformazione e il raggiungimento di una vera armonia possono realizzarsi.
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