mercoledì 13 aprile 2022

Impressioni

Conoscere le proprie vite passate, sapere chi siamo state, cosa abbiamo fatto, quale ruolo abbiamo avuto. Mi sembra una vera sciocchezza.
Se solo fosse possibile, e fosse una reale conoscenza di ciò che è passato, sarebbe insostenibile per chiunque abbia una sola testa e un solo cuore. Come sarebbe possibile sopportare non la perdita di una madre, di una figlia, di un amato, ma di mille madri, di mille figlie e figli, di mille amati e amate. Gli innumerevoli errori commessi, gli abbandoni, così come le gioie e i gesti amorevoli e generosi, ma rivolti a qualcosa che non può più tornare.
Eppure la Grande Madre, nella sua semplice, naturale, immensa perfezione, ci rende esattamente ciò che dobbiamo essere. Ci permette di conservare le esperienze più essenziali, i frammenti di saggezza acquisita, la crescita vissuta, tutti racchiusi nella nostra anima, quel buon istinto, quel sapere che sappiamo, che abbiamo sempre saputo, pur senza sapere da dove provenga, e al contempo trattiene la nostra vecchia pelle, le spoglie di ciò che è stato e che non può più essere. Insieme a tutta la sua memoria.
Così possiamo dimenticare e lasciar andare, rigenerarci e rinascere, simili a ciò che eravamo, eppure sempre diverse, rinnovate. Pagine bianche che pur tuttavia conservano i leggeri solchi di ciò che era scritto su pagine passate. Impressioni. Le stesse che percepiamo dentro.
Quanto amore, quanta comprensione, quanta dolce accortezza la Grande Madre concepisce nel permetterci di rivivere e di riprendere il cammino da dove lo avevamo lasciato, ma senza il peso del passato. Un bagno nella sorgente primigenia che lava via il ricordo, e quando e se siamo pronte, una nuova nascita. Per tornare a raccogliere e condividere armonia e bellezza, a fare nuova esperienza, a crescere ancora, a lottare per ciò che si sente giusto nel proprio cuore. A dare e ricevere amore.
A seguire le impressioni, che contengono la chiave di realizzazione del disegno tracciato dalla propria anima.
Esiste un delicato e imprescindibile equilibrio in questo processo naturale. Naturale e dunque sacro, divino. Intoccabile.

Per questo, non basta qualche corso di dubbia provenienza per permetterci di conoscere le nostre vite passate – e addirittura quelle degli altri – di sapere chi siamo state, cosa abbiamo fatto, quale ruolo abbiamo avuto.
Se solo fosse possibile, si creerebbe una pericolosa incrinatura nell’equilibrio, una crepa nel sacro processo naturale, che ci rende esattamente ciò che dobbiamo essere, qui e ora.
E dal momento che non credo sia possibile, si tratterebbe quasi esclusivamente di inganni, il più delle volte inconsapevoli e generati da tentazioni egoistiche, dalla voglia di emergere, di essere importanti e rinomate, ovvero di assegnarsi un ruolo – di ataviche origini – prestigioso e riconosciuto.
Quanta presunzione si trova dietro ogni angolo, quanto poco ascolto della natura semplice, che parla in modo semplice, e che si realizza nella nostra più pura semplicità.

Anche da questa moda pseudo spirituale, con i suoi modelli da seguire, imitare, impersonare, così da diventare a propria volta modelli da seguire, imitare e impersonare, mi discosto senza alcuna attrazione, e continuo a percorrere i miei sentieri distanti, inaccessibili, realmente solitari e silenziosi.
Sentieri in cui non c’è alcun bisogno di sapere chi sono stata, cosa ho fatto, quale ruolo ho avuto – ho accettato senza indugio di deporre quelle spoglie molte volte, e nel processo naturale della Grande Madre ho piena fiducia.
Sentieri in cui le impressioni che percepisco sono le mie uniche maestre,
e la vita che sto vivendo adesso, qui e ora,
è tutto ciò che mi serve per diventare esattamente ciò che devo e voglio essere.
Fotografia di autrice o autore sconosciuta/o.

mercoledì 6 aprile 2022

Sacra debolezza

“Condividi la tua forza, non la tua debolezza.”

Questa è una di quelle frasi che, quando mi capita di leggerle, mi provocano un intenso fastidio, come se una lezione profondamente sbagliata venisse spacciata per buona. Per qualche strano motivo mi sembra addirittura aggressiva, pungente. Perché implica che nel mondo dobbiamo sempre mostrare di essere forti, coraggiose, intraprendenti, positive, e le debolezze – che abbiamo tutte – devono invece essere tenute dentro, taciute e ben nascoste. Dobbiamo fare finta che non ci siano. Dobbiamo mostrarci sempre al massimo. Eppure ci sono, queste sacre debolezze. Sì, sacre. Perché è attraverso di esse che spesso, se e solo quando ci concediamo di dare loro spazio, voce e tempo, possiamo entrare in profondità, ascoltarci, guarire, e quindi tornare ad essere un po’ più integre, un po’ più vere.
Non solo, condividendo solo la forza – e per me equivale a mentire a noi stesse e agli altri – non facciamo nulla di buono, né per noi stesse né per gli altri. Mentre è quando condividiamo anche la debolezza, quando ci concediamo di fermarci a respirare, o riveliamo un malessere che porta via parte della nostra forza, che mostriamo la nostra verità, ovvero la nostra umanità. Ed è proprio lì che nasce la vera forza, il vero coraggio. La forza e il coraggio di essere vulnerabili.
E per quanto io stessa abbia colto molta forza da messaggi di forza e coraggio, è stato quando ho ascoltato la debolezza, il malessere, il dolore condivisi da altre, che mi sono sentita compresa, accolta in tutta la mia stessa imperfezione. Perché è proprio quando è la debolezza ad essere condivisa, con delicata e pura umanità, che ci si scopre non più sole, ma simili, vicine. E insieme, guariamo.

No, non condividiamo la forza, a discapito della debolezza.
Concediamoci il lusso di essere deboli quando ci sentiamo tali.
Condividiamo la verità di ciò che siamo, nel benessere e nel malessere, nella forza e nella debolezza, certe che è proprio attraverso l’essere vere che saremo davvero utili, a noi stesse e agli altri.

***

Scrivo questo brano in un momento di debolezza, di dolore fisico che mi rende stanca, priva di forza, povera di coraggio. E pur nella debolezza, non mi sento meno vera, meno integra. Lo sarei se mentissi. E mi stupisce quanta forza vi sia in questa debolezza. Anche se si sta ferme senza fare nulla, anche se non si riesce a fare tutto, anche se ci si concede di riposare e lasciar passare, di essere doloranti, sfatte, brutte e spettinate. E va bene così. Va bene così.
Fotografia di autrice o autore sconosciuta/o.