venerdì 27 novembre 2020

Stare nell'Abbondanza

Camminare la Via della Grande Madre, vivendola ogni giorno dentro di sé, anche quando si è impegnate a fare qualsiasi altra cosa, porta a stare, ovvero ad essere salde e centrate, nell’energia dell’abbondanza, l’abbondanza che nasce da un’anima che, poco a poco, si risveglia sempre di più, e nutre dall’interno.
Si cammina nell’abbondanza, si cammina nella ricchezza interiore, si cammina nutrite e quindi in grado di nutrire le altre e gli altri, soprattutto chi, vivendo nella penuria, ne ha più bisogno.
Chi ha di più dà di più. Chi possiede molto, dona molto.
E più si dà e si dona, più si vive nell’abbondanza e nella ricchezza, perché la Grande Madre restituisce ogni cosa. E non fa mai mancare nulla.

La Signora dell’Abbondanza è uno degli aspetti della Grande Madre, ed è Colei che, dopo aver riempito i campi di cereali, i frutteti di frutti, i seni di latte, e aver garantito il nutrimento del corpo, ora aleggia leggera sui campi spogli e stanchi, che nelle notti gelate cominciano a coprirsi di ragnatele e di brina.
La Signora dell’Abbondanza, allora, li benedice con la sua bacchetta, oppure con le sue mani cariche di luce, e accompagnandoli nel sonno invernale, li rende nuovamente fertili per la semina futura.

Uno degli insegnamenti più sacri per coloro che camminano sulla Via della Grande Madre è proprio questo:

Attingi dalla tua ricchezza interiore,
che mai si esaurisce,
e cammina nell’abbondanza.
E più avrai, più darai,
così che ognuna sia nutrita.
E coloro che sono nutrite, troveranno la fonte della ricchezza interiore,
che mai si esaurisce.
E potranno a loro volta camminare nell’abbondanza.


***

In questi giorni in cui la Dama Bianca coronata di candele, comincia ad avvicinarsi ai campi e alle case,
concentriamoci nella ricchezza interiore, e passo dopo passo,
camminiamo nell’abbondanza.
Illustrazione di Anna Schilirò

sabato 21 novembre 2020

Memento mori

Oggi l’aria si è fatta gelida. Incurante del sole tiepido, il primo alito d’inverno ha soffiato forte, facendo rabbrividire fin dentro le ossa. Camminando sulla linea di confine fra il tempo degli spettri inquieti e quello delle candide dame bianche, quando ormai non si è più nell’uno, ma non si è ancora nell’altro, si può percepire la presenza di entrambi, o forse, di nessuno dei due.
Cala allora un attimo di silenzio, di assenza, di vuoto. Ed è in questa assenza, in questo vuoto che ho vissuto gli ultimi giorni.
Chiamata insistentemente dalle dita lunghe e sottili della morte che chiedeva di essere sperimentata a fondo e meditata, ho accolto il suggerimento di immaginare la propria stessa morte, di vedere il proprio corpo deperire, mutare in ossa, e ho pianto tante lacrime per queste forme imperfette, per questa mente, per questo cuore, scoprendomi molto più affezionata ad essi di quanto pensassi.
Seduta accanto alle mie spoglie, fredde e pallide, ho sentito un amore talmente grande che mi ha travolta… così ho stretto quel corpo spento, e l’ho cullato a lungo.

Non siamo eterne/i, siamo fatte/i di materia e di spirito, eppure questo corpo vive per il tempo che scorre in un battito di ciglia, ed è prezioso. Porta i segni della nostra vita, impressi in ogni piccola ruga, in ogni piccola cicatrice, soprattutto in quelle invisibili, ed è il tempio dentro il quale brilla il lume.
Non ci rendiamo conto di quanto sia caro, di quanto sia importante… ma nel momento in cui ci immaginiamo sedute accanto ad esso, ormai freddo, pallido e spento, non possiamo fare a meno di amarlo teneramente. E piangere per la sua fine necessaria, che può arrivare fra moltissimi anni, oppure domani.
La consapevolezza della vita fugace e della morte imminente, del memento mori che dovremmo sempre custodire nel cuore, proprio accanto alla calda spinta alla vita, rendono ogni giorno più prezioso, ed essenziale l’intento di darne più valore possibile, nutrendo noi stesse/i e gli altri, condividendo, donando, trattenendo il meno possibile, e lasciando un buon ricordo.
Illustrazione di Giulia Tomai

sabato 7 novembre 2020

Camminare da sola

Prima condividevo tutto, o quasi, liberamente e con gioia.
Col tempo sono diventata più accorta.
Adesso mi rendo conto che è tutto troppo caotico e ostentato, che le vie antiche sono storpiate e monopolizzate, che la Dea è monopolizzata. Non la chiamo nemmeno più così, e non mi considero parte della sua “comunità” perché l’immagine che ne viene costantemente data non è quella che io riconosco, sento e cerco. Eppure sono sulla sua via da molto tempo prima di quante/i ora se ne sentono portavoce.
È tutto un grande caos in cui ognuna/o cerca di urlare più forte, e spesso, mi sembra di essere al mercato, dove in tante/i, troppe/i, vendono la loro mercanzia “sacra” senza rendersi conto che è tutta, tutta superficie.

Così mi ritiro nel silenzio, condivido meno, e certe cose sacre le ripongo oltre il velo.
La mia Anima mi chiede costantemente, e con estrema pazienza, di volgere lo sguardo altrove, pur prendendo atto di ciò che accade intorno. E io la ascolto.
La Grande Madre mi chiede di cercarla nel silenzio, nella riservatezza, e io la ascolto.

Non mi servono abiti e ornamenti per sentirmi magica e importante ai suoi occhi e a quelli delle/degli altri. Ho la mia nudità velata, e lei la conosce bene.
Non mi servono rituali complicati e parole decise da altre/i per onorarla. Il silenzioso Amore che mi vive nel cuore è il rituale più puro. Non mi servono manifestazioni esagerate per far vedere al mondo che io credo in lei e faccio parte della sua “comunità”. Ogni volta che rinuncio con gioia ad ogni ostentazione e appartenenza, la onoro dentro e intorno a me, e non ho bisogno di altro.
Non condivido la mia vita con un uomo, per scelta serena e felice. Ho sposato la mia via soltanto, e non potrei mai anche solo immaginare di togliere tempo ad essa per dedicarlo a un compagno. Questa è la mia verità che non ammette obiezioni da parte di alcuna/o.
A volte sento questa scelta come se fosse scritta nelle mie ossa,
come se in tempi precedenti la mia nascita io l’abbia già presa e compiuta.

Sono molte le vie che portano al cuore della Grande Madre, e la mia unica certezza è che io la mia la percorro da prima della mia nascita. Che è quella vera e giusta per me, e che negli anni mi ha trasformata talmente tanto, da non desiderare altro o di meglio nella mia vita.
La via della Grande Madre è la mia vita. Prima, adesso, e oltre il velo.