Colgo dal cuore un capo di filo – lana morbida e luminosa,
lo lego alle dita, e comincio a scrivere.
***
Certi giorni il filato è talmente tanto, e bianco, e oro, che vorrei poter tessere, e tessere, e tessere.
Possa io essere capace di tessere questo filo in una lunga veste scintillante,
tanto aderente e impalpabile da diventare una seconda pelle,
così che della grazia io sia vestita, dentro e fuori.
Piena di grazia, velata di grazia,
parole di grazia, occhi di grazia, sorriso di grazia.
Grazia nelle dita che filano e tessono,
e scrivono, e creano,
e toccano.
E quando il momento di grazia si dissolverà come pulviscolo dorato,
quando compariranno le nuvole e il buio,
e la veste svanirà insieme al suo incantesimo, lasciandomi nuda e smarrita,
possa io serbarne un filamento,
e ricominciare a tessere.
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