venerdì 14 gennaio 2022

La fata di tutti e di nessuno

Sull’Altopiano di Piné la natura meravigliosa, i boschi, i laghi, i monti invitano alla meditazione, e nella meditazione nasce la fata di tutti e di nessuno.
Essa abita dove ciascuno la pensa, ed è dove ognuno la vuole vedere.
Forse passeggia tacita nel bosco degli dei, sotto l’alto colonnato che disegna le innumerevoli navate del tempio verde dei pini; forse è nel raggio di sole che vi penetra a sghembo, o nei lontani stendardi di cielo azzurro che si intravedono fra i tronchi.
(…)
Essa vi segue nelle vostre peregrinazioni, è nel vostro pensiero e nella vostra ombra, nella vostra volontà e nel vostro cuore: mutevole come i vostri sogni e le vostre passioni, e quindi buona o cattiva, bella o brutta, secondo come voi la create.
Si veste a lutto per le nostre tristezze; s’ammanta di fiori per la gioia della festa.
Dicono che il suo nome sia Silvana, perché nasce dalla selva dei nostri pensieri; che, simile alla selva dei pini, degli abeti, dei larici, abbia le sue voci misteriose e strane, le sue ombre impenetrabili, le sue fresche radure di pace, le tempeste che squassano e abbattono.
Silvana è la fata di tutti e di nessuno. Contrariamente alle altre Fate che hanno la loro leggenda definita, essa ha mille leggende, ricamate dal cervello d’ognuno, che le plasma secondo il proprio essere.
La fata di tutti e di nessuno è come la speranza, ha una sua fucina in ogni cuore, e, per diversi che siano, tutti hanno una loro meta.
Ma è anche la creatura che nasce mille volte e non esiste mai.
Tutto quello che si è desiderato e non si è avverato, tutto quello che si è cercato e non si è trovato, tutto quello che si è amato con il pensiero, costruito con la mente, sperato con l’anima, costituisce l’ombra di questa fata di tutti e di nessuno.
Essa cammina sempre, ascende le erte più scoscese, sorvola gli spazi, anima le ombre notturne; cammina sempre, perché, se si fermasse un attimo e l’occhio dell’uomo la fissasse, la troverebbe sempre diversa da quella sognata.


***

La fata di tutti e di nessuno, la dea di tutti e di nessuno.
Quante volte la si incontra nelle parole, nei desideri, nelle certezze degli altri, e nelle nostre.
La dea di tutti e di nessuno è la dea che creiamo a nostra immagine e somiglianza, è quella che sublima e rende divine le nostre verità, il nostro agire, noi stesse/i.
È bella e buona, perché ci dà sempre ragione, di fronte a lei siamo divinità quanto lei.
E può essere realmente di una bellezza da abbagliare, quando la nostra anima è limpida e consapevoli sono le nostre intenzioni; al contrario, è una fata ombrosa, deforme, talvolta meschina, crudele, cieca, almeno quanto lo siamo noi.
Ognuna e ognuno di noi ha avuto bisogno di lei. E lei era lì, pronta a dirci sempre di sì.
Eppure la fata di tutti e di nessuno è pericolosa, perché non ci permette di cambiare, di evolvere, di ravvederci, di riconoscere l’errore, di vedere le nostre piccolezze, di ammettere che non sappiamo. Lei ci dà sempre ragione, punta il dito contro chi ci dà torto, e può elevare a divinità la nostra ignoranza.
Le suggeriamo le parole, e poi la ascoltiamo.
Decidiamo cosa è giusto, e poi proviamo compiacimento quando lei ce lo insegna.
Così siamo dee e dei quanto lei – è lei stessa che ce lo dice – e tutto ciò che crediamo diventa verità assoluta, di fronte alla quale tutti gli altri si devono inchinare.
E anche se ci rendiamo conto che esistono tante fate di tutti e di nessuno, tante dee di tutti e di nessuno quante sono le persone su questa terra, di sicuro è la nostra quella vera, è la nostra che dice la verità. Non quelle degli altri. Loro, se sono diverse dalla nostra, sbagliano sempre.
Poverini loro, che non se ne rendono conto.

Quanto è bella e gentile, e quanto è terribile e spietata la fata di tutti e di nessuno. Plasmata come si preferisce, la si invoca, e si immagina che risponda.
Eppure lei non esiste. Non è mai esistita, né mai esisterà.
E coloro che la creano, la invocano, e se ne sentono portavoce, vivono in un mondo tutto loro, che come la fata di tutti e di nessuno, non esiste.

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Soprattutto in questi anni, è quanto mai importante riflettere e meditare a lungo sulla fata di tutti e di nessuno, imparando a conoscerci e quindi a riconoscerla.
È importante cominciare sin da subito a togliere potere al nostro ego e all’immaginazione che partorisce, in modo consapevole, attento e molto, molto umile, per cominciare a vedere e a sentire.

Perché la Fata, la Dea – quella vera, sempre che esista, e io ci credo – è cosa ben diversa. È colei che, secondo la tradizione antica, elargisce abbondanza o penuria in base al nostro modo di filare la nostra vita, è quella che ci regala fili d’oro o strappa e insudicia con il proprio piscio i nostri gomitoli, e talvolta è sì generosa, ma di catartiche legnate.
E sono quelle, che più di ogni altra cosa svegliano dal torpore e ci insegnano a camminare.

***

Siamo umili, e semplici, e attente/i a riconoscere i nostri stessi inganni.
Solleviamo il velo che annebbia la nostra vista,
anche se ciò che vediamo non ci piace, anche se preferivamo sognare,
e dare la colpa a qualcuno per i nostri fallimenti.
La Fata, la Dea – quella vera – non ci darà sempre ragione, ma non ci lascerà la mano,
e indicherà sempre la strada che, per quanto contorta e scoscesa e difficile, tende all’armonia, alla pienezza, alla verità.
Dipende soltanto da noi, e da nessun altro, la scelta di intraprenderla e camminarla,
o di continuare a sognare.

***

La leggenda La fata di tutti e di nessuno è tratta da Alberto Mari e Ulrike Kindl, La montagna e le sue leggende, Oscar Mondadori, Milano, 1988, pagg. 146-147.
Illustrazione di Liiga Klavina

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