E non riesco a concentrarmi, come intendevo fare, su parole e sentimenti positivi. La fiamma arde, ma è difficile alimentarla con l’intenzione. Eppure è accesa, e fa luce comunque.
Mi chiedo come si possa essere ancora a questo punto, e mi dico che se ci sono persone che brillano di luce propria, ve ne sono anche di talmente oscure, abbiette e disgustose da non avere speranza. Nessuna speranza. Né adesso né dopo.
A volte penso che mi piacerebbe vedere in quali e quanti modi pagheranno per i propri errori, in questa vita od oltre di essa.
Il vento sferza forte stanotte, sbatte le persiane, piega i rami degli alberi.
Vento di cambiamenti, luna calante, buio.
Penso a una parola magica, e mi sovviene soltanto questa: empatia.
Dal greco en, ovvero “dentro, interiore”, e pathos, interpretato come “sentimento”, ma in realtà anche e soprattutto “patimento, sofferenza”. È una parola che spesso descrive la capacità di immedesimarsi negli altri e di comprenderne profondamente i sentimenti, siano essi piacevoli o tristi.
Ma più in origine significa “sentire dentro” la “sofferenza” di altri, essere in grado di patire lo stesso dolore, di provare dentro la stessa sofferenza. E quindi di comprendere a fondo, come se il dolore fosse anche proprio.
Forse, dopotutto, quando mancano le parole, mantenere la fiamma accesa,
focolare dell’empatia e della compassione, è anche questo.
***
Sono vicina a coloro che soffrono. E a coloro che, dall’interno, raccontano a noi la loro sofferenza, e la propria. Grandi anime forgiate come il ferro, armate di penna, taccuini e piccole telecamere.
Non volto la faccia come è facile fare.
Scelgo di guardare la realtà, e di sentirla, anche se fa male.
Anche se adesso ho la nausea per ciò che ho visto.
Non mi interessano le motivazioni, non mi interessano le strategie, non mi interessano le dietrologie, non mi interessano le saccenti teorie delle grandi esperte e dei grandi esperti – spesso improvvisati – di geopolitica. Non mi interessa ciò che hanno da dire e, sempre, da contestare.
Facessero silenzio, per una volta, sarebbe un dono per il mondo intero. Silenzio. E rispetto.
Guardo ciò che accade, riconosco il gelido volto del male. I suoi occhi, che mi aprono una voragine dentro.
E sono vicina a coloro che soffrono.
Empatia. Compassione. Amore.
***
Stanotte cedo alla tristezza, al pianto, alla rabbia.
Eppure, è quando è più buia la notte che brillano più forte le stelle.
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