mercoledì 2 febbraio 2022

La strada più comune

Quando penso alle Krivapete, le immagino donne forti e sole, pronte a difendere le proprie credenze, valori, ed il proprio modo di essere e stare nella loro realtà. Tanto forti da avere il coraggio di essere diverse, reattive, attente a proteggere la loro individualità, identità, libertà. Donne trasgressive non disponibili al compromesso, non timorose nell’opporsi a leggi o regole estranee al loro sentire profondo. Forse costrette al silenzio, ma è proprio in questo silenzio che emerge la ribellione, la scelta della non assimilazione o dell’osservanza passiva delle regole, della “norma”. Pur nel conflitto interiore, sembra seguano l’obbedienza alle leggi della coscienza, del cuore, e non a quelle degli uomini.
Aldina De Stefano

Quanto sarebbe stato bello camminare, anche questa volta, su strade secondarie, invisibili, nascoste, inaspettate, coperte di foglie e di rami intricati, rifiutando la via percorsa da tutti, quella chiara, battuta, facile da trovare, ben indicata, oltre che vivamente incoraggiata.
Sarebbe stato bello essere ciò che in un modo o nell’altro sono sempre stata: la diversa, l’eretica, la controcorrente, la sovversiva, la ribelle, la krivapeta con i piedi rivolti all’indietro.
Mi sarei sentita orgogliosa di non fare parte di ciò che, fino a poco tempo fa, ho sempre accuratamente evitato, e che il più delle volte disprezzo. Di ciò a cui non appartengo, non sono mai appartenuta né mai apparterrò.
Per questo non è facile per me rientrare, almeno per un tempo relativamente breve, in uno stereotipo che molte e molti considerano docile, ingenuo e obbediente.
Il mio conflitto interiore mi tiene in perenne tensione. Più e più volte devo concentrarmi e trovare il mio centro in ciò che, qui e ora, sento essere giusto. Più volte devo ricordare perché questa volta ho scelto la via semplice. Cerco, guardo, ascolto, e di nuovo compio la stessa scelta, che nasce dalla necessità.
Ma è spiacevole camminare alla luce quando ami la penombra, e riconoscere che alcune di coloro che percorrono strade secondarie sono al contempo più vicine a ciò che tu sei sempre stata, e più lontane da ciò che senti essere giusto e necessario adesso.
Ti senti divisa, e irrequieta.

Forse a volte la via secondaria e inaspettata, per chi ha sempre camminato fra foglie e rami intricati, è proprio quella più ordinaria, quella che si aveva sempre evitato, ma che ad un certo punto diventa l’unica possibile – perché è questo che dicono il cuore e la coscienza.
Forse a volte bisogna accettare quel breve tratto per poi tornare, non appena possibile, nell’invisibile.

Dopotutto, eretica etimologicamente è colei che sceglie, e questo non presuppone la natura della scelta compiuta, nemmeno quando l’eretica diventa colei che sceglie di percorrere, per un attimo, la strada più comune.
Illustrazione di Rovina Cai

Il brano iniziale è tratto da Aldina De Stefano, Le Krivapete delle Valli del Natisone. Un’altra storia, Edizioni Kappa Vu, Udine, 2020, pag. 136.

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