Aldina De Stefano
Quanto sarebbe stato bello camminare, anche questa volta, su strade secondarie, invisibili, nascoste, inaspettate, coperte di foglie e di rami intricati, rifiutando la via percorsa da tutti, quella chiara, battuta, facile da trovare, ben indicata, oltre che vivamente incoraggiata.
Sarebbe stato bello essere ciò che in un modo o nell’altro sono sempre stata: la diversa, l’eretica, la controcorrente, la sovversiva, la ribelle, la krivapeta con i piedi rivolti all’indietro.
Mi sarei sentita orgogliosa di non fare parte di ciò che, fino a poco tempo fa, ho sempre accuratamente evitato, e che il più delle volte disprezzo. Di ciò a cui non appartengo, non sono mai appartenuta né mai apparterrò.
Per questo non è facile per me rientrare, almeno per un tempo relativamente breve, in uno stereotipo che molte e molti considerano docile, ingenuo e obbediente.
Il mio conflitto interiore mi tiene in perenne tensione. Più e più volte devo concentrarmi e trovare il mio centro in ciò che, qui e ora, sento essere giusto. Più volte devo ricordare perché questa volta ho scelto la via semplice. Cerco, guardo, ascolto, e di nuovo compio la stessa scelta, che nasce dalla necessità.
Ma è spiacevole camminare alla luce quando ami la penombra, e riconoscere che alcune di coloro che percorrono strade secondarie sono al contempo più vicine a ciò che tu sei sempre stata, e più lontane da ciò che senti essere giusto e necessario adesso.
Ti senti divisa, e irrequieta.
Forse a volte la via secondaria e inaspettata, per chi ha sempre camminato fra foglie e rami intricati, è proprio quella più ordinaria, quella che si aveva sempre evitato, ma che ad un certo punto diventa l’unica possibile – perché è questo che dicono il cuore e la coscienza.
Forse a volte bisogna accettare quel breve tratto per poi tornare, non appena possibile, nell’invisibile.
Dopotutto, eretica etimologicamente è colei che sceglie, e questo non presuppone la natura della scelta compiuta, nemmeno quando l’eretica diventa colei che sceglie di percorrere, per un attimo, la strada più comune.
Il brano iniziale è tratto da Aldina De Stefano, Le Krivapete delle Valli del Natisone. Un’altra storia, Edizioni Kappa Vu, Udine, 2020, pag. 136.
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