In realtà il suo senso originario è quello di non dimenticare, di “imprimere bene alcuna cosa nella memoria”, di ricordare, senza tuttavia che ciò di cui ci si vuole ricordare abbia caratteristiche negative o positive. Anzi, legare al dito qualcosa significava fare un segno, qualcosa da tenere sotto gli occhi, così da non perdere il filo e serbare memoria di qualcosa. Qualcosa di importante.
Nella mia libera scrittura notturna ho lasciato affiorare le parole e questo modo di dire è emerso da solo, spontaneamente, eppure privo di alcuna connotazione negativa. Da rancoroso memorandum è divenuto una dolce promessa. Una promessa luminosa, devota, fedele.
Me ne sono innamorata, e l’ho fatto mio.
Un brillio, una visione, un simbolo, un’intuizione, una percezione, un intento, una direzione, un sogno.
Me lo lego al dito, per non dimenticare.
Me lo lego al dito, come un filo di purissima lana bianca, a ricordare dove volgere lo sguardo.
Me lo lego al dito, per non perdere il filo e camminare sicura.
Me lo lego al dito, in un intimo e sottile sodalizio.
Me lo lego al dito, è un’intenzione piena di magia.
Scrivo e filo le parole dalla luminosa matassa.
Do alla loro forma una nuova sostanza. Restituisco la loro più antica sostanza.
E trasformo ciò che porta rancore in una formula magica.
Me lo lego al dito.
E non sfilo quel filo per nulla al mondo.
Diverrà polvere di stelle, quando la promessa sarà mantenuta,
il voto, compiuto.
Fotografia di autrice o autore sconosciuta/o
Le citazioni fra virgolette sono tratte dal Dizionario di Lingua Italiana, di Paolo Costa, Francesco Cardinali, Vol. III.
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