Alcune prediligono per natura la dimensione dell’aria, il passo leggero che la terra sfiora soltanto, l’istinto al volo e la ricerca della luce eterea, impalpabile, interna ed esterna, invisibile agli occhi comuni, eppure visibile quando gli occhi si chiudono.
In quella luce immensa ogni verità è svelata, e qualche volta comprendiamo, per un solo attimo, quanto tempo della nostra preziosa vita abbiamo perso a correre dietro agli inganni della mente e alla materialità.
Durante il percorso sarebbe forse utile praticare anche l’arte del distacco, del rendersi leggere, l’abbandono temporaneo di ciò che trattiene a terra, e quindi lo scioglimento delle radici.
Stare quiete e presenti all’interno di se stesse, ma senza dimenticare di ascendere per osservare dall’alto, e vedere più chiaramente ciò che avviene attorno e dentro.
E cercare con costanza di percepire la luce eterea che abita e al contempo trascende ogni cosa.
Radicarsi, ma con leggerezza.
Elevarsi, ma senza perdersi nella vastità del cielo.
Sciogliere e addensare.
Allora la visione si fa più chiara, completa e incondizionata. Diviene luminosa.
E le radici si fanno più sottili e lievi.
Qualcuna si stacca dal terreno, e comincia a muoversi nel vento, libera.
Del resto a poco servono troppe radici,
quando si impara a dispiegare le ali.
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