martedì 6 giugno 2023

Immanente e trascendente

Trascendente, derivazione di trascendere, dal latino transcendere, composto da trans, “al di là” e scandere, “salire”. Trascendere è ciò che sale al di là e al di sopra, che oltrepassa, che ascende e supera, ovvero che si innalza al di sopra delle cose.
Immanente, dal latino immanentem, composto dalla particella in, che indica “interno” e “quiete”, e manentem, participio presente di “rimanere”. Immanente è ciò che è rimane quietamente dentro le cose, che permane all’interno, senza uscire, o passare da una cosa all’altra.

Immanenza e trascendenza, quanti ricordi.
Ricordo lunghe discussioni di tanti anni fa in cui si cercava di spiegare e di capire la natura della “religione pagana” a suon di discorsoni pomposi, e da parte di qualcuno anche parecchio saccenti, nei quali la sentenza imprescindibile era che le divinità erano immanenti, non trascendenti – e guai a chi si azzardava a dire il contrario – e che la trascendenza apparteneva alle religioni monoteiste, in cui la divinità è lontana, inafferrabile e guarda tutto dall’alto.
Ricordo che, senza saperne il motivo, non ero mai stata del tutto in accordo con questa visione, che queste affermazioni volutamente sofisticate e categoriche non mi risuonavano mai del tutto vere, ma che alla fine, per evitare di apparire da meno, le avevo accettate.
Nel corso degli anni ho ripensato a questi concetti, e più li comprendevo e sperimentavo, più sceglievo di stare nel mezzo. Perché io questa netta divisione non l’ho mai percepita, è perché chi allora declamava queste verità universali, col tempo si è spesso dimostrato tutto fuorché infuso di saggezza.
Quel che è certo è che, come sempre, si parla di qualcosa che non si conosce, nonostante quello che si voglia credere e far credere agli altri.

Adesso che riesco a comprendere un pochino meglio ciò che sento, e il significato di queste parole, capisco perché quelle spiegazioni non erano mai state mie.
Quel che credo è che la divisione fra trascendenza e immanenza non esista affatto.
La loro antitesi è una illusione.
Esiste solo per noi, che se non dividiamo, razionalizziamo, interpretiamo, non siamo soddisfatte/i.
Credo, umilmente e senza avere alcuna pretesa di verità, che la dimensione immateriale divina sia troppo vasta e inafferrabile per la nostra mente razionale, e ben al di là dei nostri miseri tentativi di spiegarla. E che per sua stessa natura sia al contempo immanente e trascendente.
Esiste in ogni cosa naturale, e allo stesso tempo esiste al di là di essa, poiché pur facendone parte non ne è mai vincolata.
La dimensione immateriale divina non è assoggettata alla materia. La abita quietamente, permane all’interno come una presenza luminosa, e quando il ciclo vitale finisce, la abbandona, la oltrepassa e continua a esistere, trascendendo forma e sostanza. È libera e non ha limiti.
La divinità esiste a prescindere dal fatto che sia manifesta o meno. E non le importa nulla delle nostre disquisizioni pompose e saccenti che pretendono di parlare al posto suo.
La sua essenza, come un respiro luminoso, è dentro eppure anche sopra, sotto e oltre.
Non si può toccare, ma si può esserne immerse e pervase.
E quando la si trova, la si sente e respira, tutto scompare.
Restano solo gioia e amore infiniti e privi di sostanza.
E un volo infinito nella luce eterea.



Fotografia di autrice o autore sconosciuta/o.

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