È vero, siamo circondate/i di ego divinizzati, di persone che pur essendo prive di esperienza spirituale, umile e sincera, si sentono maestre e portavoce del sacro, sono la prima ad affermarlo da parecchio tempo. Ma definirle avversarie, subdole nemiche da cui guardarsi, col timore di essere tentate dai loro tranelli, mi sembra un atteggiamento abbastanza eccessivo, e per nulla consapevole. Addirittura qualcuno le definisce falsi profeti, ritenendo quindi che ve ne siano di veri – e penso di sapere a chi si riferiscano – in un contesto in cui è ritenuto falso e deviante chiunque segua una via diversa dalla propria, creda in qualcosa di diverso, e quindi porti un messaggio diverso.
A volte chi punta il dito contro le false profetesse e i falsi profeti, si atteggia poi a detentrice o detentore di verità assolute infuse dall’alto, addirittura ritiene di poter canalizzare i messaggi di Cristo o di chissà quale altra entità superiore. Di fronte alle adulazioni degli immancabili seguaci non prova disagio, ma pare compiacersi. Questa, a mio parere, è la prima dimostrazione che si tratti proprio di un ego divinizzato, anche parecchio più grande di quelli di cui si lamenta.
Parlare per decreti, sentenze, certezze, lezioni, denunciando costanti complotti, manipolazioni e cecità di coloro che la pensano diversamente, non dimostra saggezza, né libertà e indipendenza, non è frutto di pura ispirazione, e non ha nulla di bello. Fa vivere nella convinzione di essere sempre nel giusto, nella verità assoluta, di fare parte dei buoni, di essere i soliti eletti risvegliati di cui non si può più sentir parlare. Profetesse e profeti, veri ovviamente – ma senza ammetterlo, per falsa modestia – che ti mostrano la vera via, ritenendo false le altre, così come coloro che le camminano.
Ora. Da una parte vorrei dire che è davvero facile farsi ingannare da chi sembra sempre piena/o di certezze e si eleva al di sopra degli altri, screditandoli costantemente, e che è importante farei attenzione a riconoscere indizi e segnali, disseminati fra le parole e i loro intenti, ascoltando l’istinto ed evitando di dare fiducia; dall’altra ammetto di sentirmi fortemente vicina a quelle false profetesse e a quei falsi profeti che danno tanto fastidio, e dei quali è molto probabile che, agli occhi delle suddette persone, farei parte anche io. Perché pur essendo lontana anni luce dagli ego divinizzati di cui io stessa mi lamento, non posso fare a meno di oppormi e contestare loro, la loro presunzione, le loro verità assolute, i loro giudizi.
Questa riflessione comunque mi ha ispirata, perché mi ha ricordato quelle donne scomode e detestate che nei testi biblici vengono definite appunto false profetesse. Loro mi riportano alla bellezza.
Ad essere definita falsa profetessa vi è prima di tutto Jezabel. Regina cananea e sacerdotessa della dea Asherah e del dio Baal, seguace degli antichi culti precedenti l’ebraismo, si rendeva voce del divino al pari dei profeti cristiani. Solo che il suo divino non era il loro.
Era definita falsa profetessa e idolatra perché non era messaggera della parola di dio, ma di quella della dea madre, viva e presente in quelle terre ben prima che lui arrivasse a giudicarle dall’alto dei cieli. Nel ritenerla la più odiata fra tutte le donne bibliche, non credo si possa sbagliare.
Un’altra falsa profetessa sulla quale viene fatto un solo breve riferimento, era Noadia.
Noadia è la profetessa che contrastò il profeta Neemia nella costruzione del tempio di Gerusalemme.
“Mio Dio, ricordati di Tobia e di Sanballàt, per queste loro opere, e anche della profetessa Noadia e degli altri profeti che cercavano di spaventarmi!” (Neemia, 6,14)
Il nome Noadia significherebbe tuttavia: “Colei a cui il Signore si è rivelato”. Un concetto curioso per una profetessa che si pone a contrasto di uno dei suoi profeti legittimati.
Infine, una terza falsa profetessa potrebbe essere la misteriosa Pitonessa di Endor. Chiamata anche maga, strega, indovina e negromante di Endor, è l’unica rimasta dopo che Samuele ha bandito dalla sua terra tutti gli altri. Saul deve ricorrere a lei segretamente, senza rivelare la propria identità, quando Yahweh smette di parlargli direttamente. Pertanto le chiede di evocare lo spirito di Samuele perché gli riveli il suo destino. La Pitonessa scopre l’inganno e teme per la propria vita, ma Saul le assicura che non le farà alcun male.
La donna evoca quindi lo spirito di Samuele, e questi predice grandi tormenti e morte a Saul e ai suoi figli.
Nonostante possa rientrare nelle false profetesse, la Pitonessa di Endor è perfettamente in grado di fare ciò per cui è stata cercata. Il suo essere falsa, dunque, non ha nulla a che vedere con le sue abilità, ma evidentemente riguarda solo la sua non appartenenza al popolo di dio.
Lei è l’ultima rimasta su una terra dalla quale le sue simili sono state diffamate e scacciate. Perché su quella terra non vi è posto per chi non segue la parola di dio, non vi è posto per chi pensa in modo diverso, ovvero per chi rappresenta divinità e culti differenti.
False profetesse. In realtà donne sapienti pre-patriarcali, donne di potere e di saggezza, donne che non si rendevano messaggere del padre, ma che rimanevano fedeli alle dee e agli dèi precedenti. Il loro messaggio affondava le radici in una terra più profonda, e chiedeva di non dimenticare, di preservare e proteggere. La loro parola era ormai giudicata deviante, ingannevole, falsa, avversaria, perché diversa e in contrasto con quella ritenuta vera in modo assoluto.
Erano un fastidio da estirpare dalla propria stessa terra, le false profetesse – e con loro i falsi profeti – e di certo anche oggi c’è chi vorrebbe che tacessero. È ciò che auspicano coloro che ritengono se stesse/i vere profetesse e veri profeti, o che credono di conoscerne qualcuno, pertanto ne sono seguaci.
Ma dubito che le false profetesse smetteranno di parlare.
Non lo facevano allora, non lo faranno oggi.
E proprio oggi mi sento di onorare, con amore, le false profetesse.
Non gli ego divinizzati del nostro tempo – che stanno sia da una parte che dall’altra, indistintamente – ma coloro che, ovunque vi sia chi parla per leggi e sentenze, ovunque vi sia chi decide cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, ovunque vi sia chi è convinta/o di essere nella verità assoluta e di trasmettere la voce di dio, continuano a parlare con la propria voce,
a instillare il sacro dubbio,
a portare un messaggio diverso.
Scomodo magari, contrastante. Ma libero.
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