È una lezione che mi si è presentata tante volte, e che ogni volta non ho voluto imparare. Le ho sempre anteposto la gioia e il senso di compimento che mi dà scrivere di ciò che amo e diffonderlo, anche quando si tratta di progetti e ispirazioni nascenti, e questo purtroppo mi ha danneggiata più volte – anche solo psicologicamente – nel momento in cui suggestioni e appunti personali sono stati raccolti e fatti propri da altre persone.
Non voglio essere meno generosa, ma esserlo in modo più intelligente, più misurato, per proteggere soprattutto ciò che è in fase embrionale, e che è per me importante e al contempo delicato proprio in virtù del suo non avere ancora una forma. Una forma che vorrei essere io a dare, dal momento che si tratta di suggestioni nate dentro di me, e di cui prima nessuna/o, che io sappia, aveva parlato in determinati termini.
Sono felice quando sono di ispirazione per altre e altri, quando i miei scritti brillano anche per altre e altri, ma a volte sarebbe bello se qualcosa venisse semplicemente guardata ma non toccata, se mai solo sfiorata, con gentilezza, e lasciata dove è, così come è.
Guardare ma non toccare.
C’è bellezza in questa arte, che tuttavia non manca di nutrire, a proprio modo.
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