martedì 27 febbraio 2024

L'amore mi sacrifica

Alcuni giorni fa, mentre da sola ascoltavo il canto della pioggia e mi cullavo in uno stato interiore di profondo benessere, armonia e amore, la amata voce interiore ha sussurrato, e alcune parole sono emerse da sole, posandosi sulle labbra.

L’amore mi sacrifica

Parole che possono apparire strane, fuorvianti, addirittura scomode, se non si conosce il loro vero significato. Ma tali sono, e nulla vi è di più vero.
L’amore mi sacrifica, perché l’amore, quello vero e profondo che arde dentro a prescindere da qualsiasi causa esterna, sacrifica.
Sacrificare, dal latino sacer, ovvero “sacro” e facere, “fare, rendere”, in origine significa “fare sacro” o “rendere sacro”. Quindi sacrificarsi, lungi dal provocarsi dolore o privazione per qualcosa o per qualcuno, richiama in realtà l’atto sia pratico che interiore di farsi sacre, rendersi sacre, quindi divenire piene di sacro. Lo stato d’essere che si presume avessero raggiunto, tramite pratiche misteriche e intense comunioni immerse in se stesse e nella natura, certe antiche donne votate al divino e del divino divenute ricettacoli viventi.
Il divino, tuttavia, nella sua essenza più pura, alta e vera, non è che amore.
Per questo, forse, quando si è piene di amore, per se stesse e per ciò che circonda, si percepisce l’essenza divina e ci si rende sacre.
L’amore sacrifica, rende sacre.
Quindi, l’amore è sacrificio, è un fare sacro.
Sentirlo ardere dentro, nella sua fiamma talvolta minuta e appena percettibile, talaltra alta, forte, calda e luminosa, è un atto consapevole di sacrum facere.
Nutrire amore, mantenerlo vivo e acceso, accrescerlo e preservarlo, permette di divenire sacre, quindi di vivere nel sacro interiore e, di conseguenza, di emanarlo, di portarlo attorno a sé. Di dare il sacro.
Una delle prime cose che mi sono state insegnate è che ognuna può dare solo ciò che è, mai ciò che non è, o non è ancora; una lezione che ho ritrovato anche di recente, e che come allora ha risuonato forte dentro di me. La reputo vera, ci credo molto.
Ognuna può dare solo ciò che è, dunque e farsi sacre è un dono non solo per se stesse ma anche per gli altri.
Del resto, non vi è gesto più bello e importante del dare il sacro.
Di dare amore.
E aiutare altre e altri a sentirlo, riconoscerlo, alimentarlo, e grazie alla sua presenza, sacrificarsi.
In pienezza, fiducia, bellezza.
Fotografia di autrice o autore sconosciuta/o.

lunedì 5 febbraio 2024

Filare l'Oro fra i Nodi

I primi giorni di quest’anno, scrivendo sulle prime pagine del diario-agenda, ho osservato come già dall’inizio si fossero mostrati alcuni nodi complessi e difficili da districare. Due provenivano dall’anno scorso, irrisolti, uno si è presentato all’inizio di questo, intricandosi ai miei occhi più di quanto potessi prevedere. Nessuno di questi nodi è stato provocato da me, nessuno è dipeso direttamente da me, eppure ciascuno ha toccato la mia vita, l’ha ingarbugliata e ha allontanato la mia serenità.
Mentre scrivevo, dunque, lasciando scorrere le parole, una frase è emersa da sola, è rimasta quasi inosservata per giorni, e poi mi è tornata alla mente, oggi, per ricordarmi che era importante.
Così sono andata a rileggerla, e l’ho trascritta ancora su nuove pagine. E la trascriverò ancora, su altre pagine. E farò in modo di ricordarla sempre, ogni volta che avrò bisogno della sua magia e del suo potere:

L’anno è iniziato con dei bei nodi, ma i fili d’oro non mancano.
Vorrà dire che renderò questi giorni ricchi con poco.
E che filerò l’oro anche fra i nodi
.”

Filare l’oro fra i nodi, trarre filamenti di luce fra le ombre, e intessere bellezza anche quando sembra difficile trovarla e riconoscerla.
Filare l’oro fra i nodi, attingendo dall’oro che mai si esaurisce – se mai si nasconde, ma poi torna sempre a luccicare – per rendere anche un solo istante ricco. Ricco con poco, perché l’oro è pur sempre oro. Anche quando è poco, non è da meno. Anche quando è poco è ricco, e spesso è più del necessario.
Filare l’oro fra i nodi, e nel mentre ammorbidire il filo ingarbugliato e districare i nodi.
E se con l’oro filassi un piccolo pettine dorato?
Passando i suoi dentini luminosi fra i fili, i nodi si scioglierebbero più facilmente. Perché filare l’oro anche fra i nodi è un atto magico, accresce luce e calore, e anche i nodi diventano più piccoli, più morbidi, più facili da districare.
Sì, filerò l’oro anche fra i nodi.
Del resto, non ho mai smesso di farlo, persino senza rendermi conto,
persino al buio e fra la cenere.

I fili d’oro non mancano – mai.
Renderò questi giorni ricchi con poco.
E filerò l’oro anche fra i nodi.


Qui, ora e sempre.
Fotografia di Nilofar Hossain

domenica 4 febbraio 2024

Confini

Siedo, finalmente, nella mia pace bianca.
Ho chiuso le porte, permango nel mio silenzio. Il cuore è quieto, adesso.
Le parole sono emerse e sono uscite, si sono riversate fuori come fiume in piena, e ora sono in pace.
Ritrovo, intatta, la fonte di luce che scalda, e brilla, e sa.
Quanta luce emana, mi era mancata, eppure era sempre stata lì, tacita e nascosta. Paziente.
Torneranno le ombre, e mi avvolgeranno nella loro oscurità, lo so, ma le abbraccerò per imparare da loro qualcosa che ancora non conosco, e di cui ho bisogno per essere integra, in ogni frammento, chiaro e scuro.
Adesso siedo nella mia pace bianca.
Osservo le porte chiuse, e respiro di sollievo. Una gioia profonda mi sboccia nel cuore.
È questa la via, adesso.
C’è silenzio, e quiete. E luce.

***

Ho posto domande senza parole, sono arrivate risposte precise e profonde, e parole magiche e vibranti, vive e benefiche, di cui sono intimamente grata.
Alcune sono emerse fra le altre, ricorrenti, nella lettura delle mie carte, altre le ho sentite vibrare dentro, altre ancora sono sfociate negli scritti spontanei, e hanno brillato da sole. Sono e saranno le mie guide magiche in questi giorni e in quelli che verranno. E le ringrazio, tutte. Una parola magica ricorrente, che insiste per essere colta e integrata, e che mi sento di trascrivere qui, è confini.
Confini stabiliti da altri, da rispettare, confini che sono invitata a stabilire io.

Questi sono solo alcuni brevi estratti dei messaggi ricevuti dalle carte estratte da due mazzi diversi.

La carta del ghiaccio mi ha parlato di ibernazione, di immobilità nel ghiaccio, di necessità di calore e luce, di confini.
I confini sono positivi solo quando noi li modelliamo e spostiamo continuamente, riassestando le loro linee esterne e lasciando entrare quel che è necessario per essere nutrite.”
Rispetta i confini. Offri la tua luce.
La carta delle ombre dell’inverno mi ha suggerito di abbracciare la mia oscurità e accogliere i miei demoni. “(…) ignorarli non li eliminerà dalla storia della tua vita. Usali per trarre ciò che hanno da offrirti.
La carta della scopa dell’inverno è quella che ho sentito e amato di più, e per diversi minuti l’ho tenuta tra le mani, osservando ammirata la sua illustrazione. Scope magiche appese fuori dalle mura una casetta, e una strega dai lunghi capelli bianchi che entra dalla porta – e si appresta a chiuderla. Protezione, sicurezza, passaggi sicuri. Confini. I miei.
Spazza via gli intenti insani, mentre crei confini intessuti di protezione.
Non tutti coloro che bussano alla tua porta sono giunti lì con buone intenzioni. Le streghe appendono scope sopra le porte per proteggere le loro case dalle energie negative.
Ricevere la scopa dell’inverno suggerisce che è meglio essere caute e attente, e che è bene stabilire dei confini nei luoghi appropriati.
È un segno che indica di procedere con cautela, dando ascolto ai campanelli di allarme ed evitando di concedere troppa fiducia.
È bene che la scopa resti appesa alla porta, dice.
Ciò è fuori è meglio che resti fuori.

Confini di altri, da rispettare.
Confini miei, da stabilire e mantenere.
Scope di strega da appendere alla porta.
E nel mentre, fare amicizia con i demoni, sciogliere il ghiaccio, offrire luce.
Ricominciare a brillare, incondizionatamente. Ma al sicuro, protetta.

Ringrazio ciò che ha risposto alle mie domande. Fosse anche il mero caso, è stato un caso preciso e oltremodo accurato, che ha parlato proprio a me, qui e ora, non posso negarlo.
Lavorerò dall’interno questi messaggi così importanti, e tornerò spesso a leggere queste suggestioni, per non dimenticarle e praticarle il più possibile.
Eppure devono aver già fatto effetto, le parole magiche che sono ricorse.
La gioia che sento è grande, la luce splende.
Io siedo, nella mia pace bianca, sorrido, e brillo.
Illustrazione di Tijana Lukovic