sabato 13 febbraio 2021

Sacerdotesse e Donne-Dee

Ci credo davvero?
Parte IV - Sacerdotesse e Donne-Dee


Per tanto tempo ho creduto che fossero la stessa cosa, ma mi sbagliavo. Solo a volte hanno coinciso – e forse coincidono ancora – quando le sacerdotesse, quelle più antiche, erano anche donne-dee; ma spesso le sacerdotesse nella storia più recente sono state semplicemente donne che si sono poste al servizio di una divinità, che hanno svolto riti e cerimonie precostituite, che hanno mantenuto il tempio e il fuoco sacro, ma che non hanno tuttavia realizzato il risveglio della divinità in se stesse.
Tutto questo è comunque estremamente bello, può essere ciò che si cerca – anche io, per molto tempo l’ho cercato – e può quindi essere abbastanza.
Per molte lo è.
Ma non per tutte.
Ed è giusto che coloro a cui questo non basta sappiano che c’è anche altro rispetto a ciò che viene costantemente proposto – o meglio, propinato. Perché esistono le sacerdotesse al servizio di una divinità, ma sono esistite – e forse qualcuna esiste ancora – anche quelle che la divinità l’hanno incarnata completamente, e che pertanto appartengono più alla sfera della leggenda e del mito che a quella della storia.
Sono le donne-dee, cariche di un potere naturale tanto inimmaginabile quanto reale.
Se penso a queste donne-dee, mi sorge il ricordo delle leggendarie sacerdotesse dell’Ile de Sein, che potevano calmare la tempesta col potere del loro canto, che potevano mutarsi in animali, e sapevano predire il futuro.
Penso alle misteriose Dakini, coloro che “si librano nell’aria”, ovvero sanno volare e sono piene di potere selvaggio e indomabile.
Penso alle donne-corvo di Avalon, che si mutavano in uccelli e volavano in tali forme ovunque volessero.
Leggende, favole, miti non credibili? Oppure racconti di potere?
Coloro che hanno realizzato la divinità dentro di sé, e che hanno acquisito la capacità di distaccarsi dal proprio corpo per “librarsi nell’aria”, mutando forma, imparando ad essere animale, foglia, fiore, ruscello, vento, montagna, e a spostarsi ovunque in un battito di ciglia, sono esistite, che ci si creda o no. E ogni tradizione più antica, in qualsivoglia parte del mondo, le descrive in modi simili, se non perfettamente coincidenti.
Ci credo davvero?
, completamente.
Credo che uno stato d’essere simile sia scritto – e realizzabile in potenza – dentro di noi, se riusciamo a trovare le chiavi giuste per aprire quelle porte segrete oltre le quali tutto è possibile.
E credo anche che nel momento in cui si acquisisce la capacità di liberarsi della propria forma cristallizzata, per innalzarsi al di sopra di noi stesse/i e aprire gli occhi dell’anima davanti alla realtà rivelata – non quella personale, ma quella uguale per tutte/i che esiste al di là delle personali preferenze – ecco che si vede veramente, si torna nel Grembo della Madre, e si realizza, ricordandola, la condizione divina.
Dopo questa fortunata e sublime esperienza, si può discendere nuovamente ad abitare il proprio corpo mortale, si può parlare con la voce della Grande Madre.
La sua voce che emana verità luminosa, parola ispirata, e guarisce.
Allora si è realmente donne-dee, e ogni cosa è possibile.

Per questo c’è differenza fra sacerdotesse al servizio di una dea, e donne-dee che la divinità la realizzano in terra. E se personalmente credo in entrambe, sono le seconde che ho sempre cercato, ed è verso il loro stato d’essere che cammino, per quanto sappia che probabilmente non mi sarà possibile raggiungerlo.
Perché il solo fatto di sapere che esiste, e che quella è la mia vera direzione, dà un senso alla mia vita.

Ci credo davvero?
, con tutta me stessa.
Illustrazione di Anna Speshilova

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