sabato 13 febbraio 2021

Le divinità e i loro miti

Ci credo davvero?
Parte III - Le divinità e i loro miti


Credo che molte divinità siano il prodotto di secoli di personificazioni e attribuzioni, che ne hanno dato un aspetto, un carattere, simboli e miti particolari che si sono cristallizzati a tal punto da renderle simili a statue. Immobili, e dunque innaturali, e dunque… inesistenti. Più vengono personificate e particolareggiate, più si allontanano dall’ispirazione primigenia e pura nella quale realmente vivono e rilucono.
Certe divinità, infatti, sono realmente frammenti della amorevole Grande Madre, Sorgente di tutte le cose, e talvolta prendono forma manifesta per mostrarsi a chi è abbastanza limpida/o da poterle vedere e ascoltare.
La loro forma è mutevole, sono tutto e non sono niente, sono effimere, sfuggenti.
A volte appaiono come donne o uomini, altre volte sono animali, piante, donne o uomini in parte animali, donne o uomini in parte alberi o fiori, oppure luci fluttuanti nella notte… sono naturali e non appartengono solo alla Terra – puntino minuscolo nell’Universo – ma al regno delle essenze divine, che è ovunque perché non risponde alle regole del tempo e dello spazio.
Sono parte della Grande Madre che tutto comprende, e a volte fanno da tramite fra noi e Lei. Lei che, come una immensa, luminosissima Luna manda i suoi sottili raggi divini sulla terra, così che questi possano prendere forma e raggiungere quelle anime in cammino in grado di vederli e seguire i loro consigli.
Non serve votarsi a queste divinità o mettersi al loro servizio. Il loro scopo non è quello di essere servite, celebrate, riverite, il loro scopo è quello di innalzare, di alleggerire, di trasformare, così che quelle stesse anime in cammino possano elevarsi e realizzare la loro natura divina, diventando – o tornando ad essere – simili a loro.
E tornando così, nel Grembo della Luna.

Ci credo davvero?
. Ci credo davvero. E questa certezza mi riempie di gioia.

***

E i miti, le leggende, i simboli delle divinità, cosa sono veramente, per me?
Spesso si conosce un mito o una divinità, ci si innamora e ci si vota ad essi. Se votarsi significa offrire amore, questo è una magia reale, un rito sacro che non ha bisogno di altro che di se stesso; ma spesso si tratta di vera e propria adorazione in senso stretto.
I miti, così come le divinità, non sono fatti per essere adorati devotamente, non vogliono che ci si voti ad essi e li si celebri come se fossero qualcosa di esterno e lontano, qualcosa da riverire.
Molti miti, allo stesso modo di certe fiabe e di certe leggende, sono essenzialmente racconti di potere.
Racconti di potere.
E in quanto racconti di potere offrono, in potenza, indizi e insegnamenti che permettono, a chi li ascolta, li comprende e cerca di metterli in pratica, di innalzarsi, di trasformarsi, di superare i propri limiti per accedere a una dimensione interiore più elevata e più vicina al divino stesso.
Onorare un mito non serve a nulla, ripeterlo, inscenarlo, celebrarlo, non serve a nulla, così come riverire una divinità non serve a nulla. Dà un piacere che per molte e molti è abbastanza, perché non desiderano andare oltre. È abbastanza accendere una candela, dire una preghiera, magari fare una meditazione mentale, o praticare un lungo e complicato rituale cerimoniale, e va bene così. Ci si sente a posto. È abbastanza, anzi, si pensa di aver fatto qualcosa di importante. Ci si sente amati e tenuti in palmo di mano da quella stessa divinità… si crede addirittura di agire per essa nel mondo, di avere un compito importante e pregiato, di essere importanti, di essere elette/i.
Eppure tutto questo non serve a niente e a nessuno. Solo al proprio ego, che ne esce pieno di onore e gloria.
Ma quella divinità non la sia ha mai conosciuta veramente, non si ha seguito il suo insegnamento, non si ha accolto e praticato il suo racconto di potere, così da raggiungerla e diventare davvero simile ad essa. E le divinità – quando non sono solo personificazioni del divino create dall’essere umano – è questo che chiedono. Non di essere celebrate e riverite – sono prive di ego, pertanto non richiedono mai reverenza e devozione – ma di essere raggiunte e realizzate dentro se stesse/i. Chiedono che si ricominci a somigliare loro, così che si torni ad essere specchi del divino sulla terra.
E in tutto questo non chiederebbero mai a nessuna/o di diventare qualcosa di diverso e di altro da ciò che è veramente, perché è quel frammento della loro propria essenza che vive dentro di noi che chiedono di trovare e di realizzare. E quando ci si riesce a farlo davvero, si diventa l’espressione più limpida e divina di se stesse/i. Non altro da se stesse/i, ma l’espressione più alta di se stesse/i.
Chi riesce a compiere davvero questa impresa, ovvero realizzare il racconto di potere, non ha più bisogno di altro, e di certo non lo dice in giro, e non se ne vanta. Tutto questo non interessa più.
È nella Gioia.
È nell’Amore.
È nell’Armonia.
È nella Grande Madre.
È nella Luce e Luce emana dentro e fuori di sé.
È nel Tutto, ed è Tutto.

Ci credo davvero?
. Ci credo. E sono in cammino nei miei racconti di potere, nella speranza di realizzarli in questa vita, o nelle prossime.
Illustrazione di Anna Speshilova

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