sabato 9 maggio 2020

Distillare la scrittura

Sin da piccola ho sempre amato scrivere il diario. Riempivo pagine e pagine, descrivendo tutto quello che succedeva nelle mie giornate, dalle cose più banali a quelle più importanti. Crescendo ho smesso di scriverlo, e per diversi anni non ne ho più avuto uno, ma ho trovato altri modi per appuntare quello che non volevo dimenticare. Soprattutto in un certo periodo della mia vita molto particolare, mi dispiace tanto di non aver avuto un diario da scrivere giorno per giorno, ricordando ogni più piccolo dettaglio, ogni momento gioioso o triste, perché vorrei tanto immergermi di nuovo in quegli anni e ritrovare ogni cosa vissuta, soprattutto quelle che ora non ricordo più… anche se so che sono ancora qui, nascoste da qualche parte nella mia memoria e in attesa di riemergere ogni qualvolta saranno richiamate da immagini, sensazioni, luoghi, profumi.
Da quando ho ricominciato a scrivere il diario privato, dedicato solo e soltanto alle esperienze più magiche o profonde, come anche l’agenda e questo diario pubblico, molte parti di me stessa che erano un po’ disperse e inconsapevoli, hanno ricominciato a riunirsi e stanno confluendo e rientrando nel mio cammino interiore, che le coinvolge tutte. Per questo so che scrivere il diario aiuta davvero, soprattutto a riordinare a vari livelli di coscienza della propria vita, permettendo di creare uno specchio fatto di pagine e inchiostro in cui ritrovarsi e riconoscere le proprie luci e le proprie ombre, i propri limiti da ampliare, gli spigoli da levigare, e le proprie piccole e grandi illuminazioni.

Mano a mano che scrivo il diario, ma anche le mie ricerche, cerco di fare una pratica a cui sono molto legata, ovvero la distillazione degli eventi e la riduzione alla sostanza essenziale.
Le giornate sono fatte di tanti momenti, molti dei quali non meritano troppa attenzione o enfatizzazione, ed anzi, sarebbe meglio lasciarli scorrere senza trattenerli o lavarli via con dell’acqua fresca e pulita. Ma spesso capitano piccole cose che nascondono dietro l’apparenza di gesti e accadimenti semplici e quotidiani, un senso profondo. Questi istanti sono quelli che davvero meritano di essere descritti a parole e impressi nella memoria.
Dallo scrivere ogni cosa, come facevo da bambina – il che comunque è una grandissima pratica di scrittura libera – sto cercando ora di dare più valore a carta e inchiostro, dedicandoli solo a ciò che per me conta di più, e che è più importante per il mio cammino. Così, da tante parole sprecate e inutili, ne traggo solo alcune, le raccolgo con cura e le scrivo.
Spesso sono singole parole cariche di significato, che non hanno nemmeno bisogno di una frase che le contenga e le spieghi. Sono “parole essenziali”, distillati di esperienza vissuta, fiammelle brillanti e, spesso, chiavi che aprono porte di cui prima ignoravo l’esistenza.
Appuntandole e lasciando che il loro significato e gli eventi che le hanno create continuino ad agire e a comunicare sottilmente i loro messaggi, quelle parole-chiave aprono serrature nascoste, e così mi è possibile entrare in quelle stanze e in quei giardini che sono lì apposta, e che custodiscono i simboli e le risposte che guideranno i passi successivi del mio cammino.

Quando distillo la scrittura, e per farlo distillo la mia stessa esperienza, sento davvero di compiere un vero e proprio rituale, una pratica magica a volte semplicissima e giocosa, altre volte molto sofferta, travagliata e difficile, eppure sempre efficace, realmente trasformativa, armonizzante, e all’occorrenza, guaritiva.

Nel prossimo messaggio voglio condividere con chi mi legge un paio di pratiche di scrittura che sperimento da tempo e che mi sono molto utili, perché oltre ad essere carine, magari possono essere utili anche ad altre/i.
Illustrazione di Yelena Bryksenkova

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