Il pensiero che mi sorge è che sia giusto, che stare in natura sia giusto, salutare, ispirante, e benefico; che sentire questo istinto a starci il più possibile sia una cosa giusta e bella; ed è tutto assolutamente vero.
Quindi, ed ecco il tarlo, se tutto questo è assolutamente giusto e auspicabile, il fatto che io non lo senta e non ne abbia alcuna necessità, deve per forza essere sbagliato.
Quindi io sono sbagliata. Sono fatta sbagliata. Non sento quello che dovrei sentire.
Non sento quello che è giusto sentire, e che gli altri giustamente sentono, mentre io no.
A maggior ragione, essendo animista, votata alla Grande Madre da sempre, che è l’Anima della natura tutta, deve esserci qualcosa di molto sbagliato in me, se non ho alcuna esigenza di stare in mezzo alla natura, e mi basta la luce armoniosa della mia casa, i miei piccoli spazi di armonia, la mia campagna semplice, piatta, ma luminosa.
E questo pensiero mi lavora dentro, e crea una sorta di cruccio, di nervosismo, di invidia che però è ben strana… perché invidio ciò che in realtà non desidero.
Invidio chi è fatto in un modo che però non è il mio.
Invidio chi è giusta/o, mentre io sono sbagliata… eppure sto bene nell’esserlo.
Oggi, davanti alla miriade di – sempre belle – fotografie di tutte e tutti coloro che si sono immerse/i nella natura, mentre io, come al solito, non ho avuto alcuna esigenza di farlo ed anzi, mi sono fatta un pacifico bagno di sole seduta sul muretto del mio terrazzo, ho cercato di fermare quel pensiero insidioso prima che si annidasse e creasse quel senso di scompenso e leggera invidia, e ho provato a comprenderlo… e una chiara, semplice risposta, è arrivata da sola.
Non siamo tutte/i uguali… è proprio così.
Come gli animali, fra i quali un lupo, un cervo, un orso, che camminano e si spostano molto, non sono uguali a un gatto, che spesso non sente l’esigenza di andare chissà dove per godere dell’armonia naturale di cui è fatto tanto quanto loro, o certi piccoli uccelli, che vivono nei calmi bagliori di un giardino, di un boschetto, e di poco si spostano dal nido; non siamo tutte/i uguali.
E un animale stanziale non si sognerebbe mai di provare invidia per gli animali che si muovono molto e spesso, e di sentirsi sbagliato rispetto a loro.
Perché loro sono giusti quanto lo è lui, non di meno, non di più.
E quindi perché mai io dovrei essere la sbagliata in mezzo alle/ai giuste/i se non provo attrazione per le frequenti camminate nei boschi, se non sento l’esigenza di andare e provo più gioia nello stare, e se mi basta sentire quel piccolo e luminoso giardino interiore, che mi colma di pienezza, senza troppo bisogno di cercare la natura fuori?
Non siamo tutte/i uguali, e non c’è nulla di sbagliato in questo.
Io non sono sbagliata, sono solo fatta diversamente.
Sono un’anima dei piccoli spazi incantati, un’anima che vive del focolare domestico, che si incanta davanti ai giochi degli uccellini – cince, capinere, balie nere, fringuelli, luì piccoli, merli, storni, o semplicissimi passerotti – osservati di nascosto dietro un vetro; che si specchia nella luna, anche se spunta solo dalla finestra, e che si bagna di quella luce dorata che il sole sparge fra le mie mura e si riflette nelle vaste campagne che circondano la mia casa.
Respiro tutto questo, e lo sento vivere dentro di me. E non solo mi basta, ma mi eleva e mi fa provare piccoli, magici momenti di profonda armonia e comunione, o meglio, di vero e proprio sposalizio sacro, con la Grande Madre.
Questo è ciò che sono, questi sono i miei modi, questo è ciò che sento.
E se questo è sbagliato, se tutte/i sono giusti e io sono sbagliata, allora pazienza.
Vorrà dire che sono una sbagliata che pur tuttavia è felice della propria condizione, e che a volte vive nell’assenza di desiderio, immersa nella gioia, nella pienezza,
nella propria natura interiore,
e nel suo modo unico e giusto di essere e di esprimersi.
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