Non ho pensato a chi vive in un appartamento di città, per esempio, e che non vede l’ora di fuggirne per entrare nella natura appena possibile. Se vivessi in una casa simile lo farei anche io, ma ammetto che non riuscirei proprio a vivere in qualsivoglia appartamento di città, mi sentirei morire soffocata, per questo ammiro la resistenza e lo spirito di adattamento di chi invece lo fa pur essendo fatta/o di natura viva e risvegliata.
Non ho pensato a chi, per lavoro, deve trascorrere ore e ore in un ufficio, magari accanto a persone che sono la negazione della natura risvegliata, e che giustamente hanno bisogno di ossigeno naturale costante, sia nel corpo che nell’anima.
Il corpo respira l’aria, ma di aria sottile ha bisogno anche l’anima, e questa aria sottile in ambienti che sono la negazione della natura libera e selvatica, viene a mancare… ed è come se l’anima si sentisse appassire poco a poco, per quella mancanza di aria sottile di cui ha estremamente bisogno.
Credo che molte delle persone più adattate e apparentemente felici del mondo artificiale che si sono costruite attorno, e nel quale stanno a proprio agio senza poterne fare a meno, l’anima non la sentano proprio più, perché è talmente appassita da non sussurrare più le sue necessità perché vengano ascoltate, o se lo facesse, non verrebbe ascoltata comunque. E così anche quando nella natura ci vanno, magari a fare le varie attività ricreative che tengono impegnato il corpo e la mente, non la respirano mai con l’anima. È come se la guardassero senza vederla, se la sentissero senza ascoltarla, e non ne ricevono che pochi, superficiali benefici, che poi dimenticano immediatamente, non appena tornano alle loro attività del mondo artificiale, fra lavoro, aperitivi, televisione e tutto il resto.
Ecco, non ho considerato queste realtà, e il fatto che, se fossi io a viverle, non potrei fare a meno di fuggire nella natura non appena ne avessi la possibilità. Sono nata in questa casa di campagna che non mi ha mai tolto l’aria, né quella del corpo né quella dell’anima, che mi ha offerto ogni giorno albe e tramonti vasti e senza alcun ostacolo che separasse la loro luce dai miei occhi, l’unico suono che sento tutte le ore del giorno, intervallato da qualche macchina ogni tanto, è il canto degli uccellini, mentre di notte gridano civette, bubolano gufi, e cantano pettirossi e usignoli, per cui a volte non mi rendo nemmeno conto di vivere, in un certo senso, già piena di natura.
Negli ultimi mesi ho fatto alcuni sogni molto simili fra loro, quasi che fossero l’uno la continuazione dell’altro: mi trovo a vivere con grandi e piccoli animali selvatici, che stanno in casa con me, o fuori in giardino, o sul terrazzo. Ricordo in particolare un grande orso bruno sempre presente, che accarezzo senza alcuna paura, e una volpe che non ha alcun timore di me. In uno di questi sogni, oltre all’orso e alla volpe, il mio terrazzo era pieno di tantissimi altri animali… un grande uccello mangiava un serpente, mentre un altro grande serpente velenoso – nel sogno sapevo che lo era – mi guardava e strisciava vicino senza farmi alcun male. Il cibo che offro agli uccelli ogni giorno, era condiviso da tutti questi animali, che mangiavano tutti insieme. Dapprima li guardavo meravigliata dalla finestra, poi uscivo fra loro, e con mia sorpresa non fuggivano da me, ma mi accoglievano come se fossi uguale a loro.
So che questi sogni sono in parte dettati dalla visione che ho ogni giorno, guardando fuori dalle finestre, perché miriadi di uccelli diversi si nutrono proprio lì, e anche il falchetto predatore, si è nutrito lì degli stessi uccelli che io nutro, in un ciclo di vita completo e perfetto, ma nei sogni ionon sono temuta e fuggita, ma sono insieme a loro, simile a loro.
In un altro sogno guardavo attraverso il soffitto – trasparente – della mia camera-tempio e vedevo una volpe che volava nel cielo, e volando danzava, e poi si trasformava in una donna giovane ma dai capelli bianchi, che in aria continuava a danzare.
Questo è il mio mondo, questa è la verità di cui sono fatta e alla quale appartengo.
La natura dentro, il sacro dentro, nella mia casa, nella mia anima.
Dentro… oltre che fuori.
Mi sento molto fortunata, e sono estremamente grata di questa fortuna, anche se spesso non ci faccio caso, e se non sono sbagliata io a trovare la gioia nelle piccole cose naturali che ho già accanto, senza avere il bisogno costante di andare a cercarle fuori, è oltremodo bello e necessario che a cercarle fuori, il più possibile, siano coloro che vivono da essa fisicamente separate/i.
Per questo la mia sensazione di essere sbagliata, di non sentire quello che penso di dover sentire, non solo non aveva senso d’essere, ma era addirittura sconsiderata e incurante delle realtà non fortunate quanto la mia, per cui se magari ha dato fastidio a qualcuna/o, e lo capisco, chiedo scusa.
Al di là e al centro di tutto, come scrivevo due giorni fa, ovunque si sia, ovunque si viva, ovunque si vada, l’importante è avere la natura viva e risvegliata dentro di sé, perché è una fonte di sopravvivenza e di ossigeno sottile inesauribile,
e permette di continuare a respirare, dentro e fuori, anche se ci si trova lontane dalla natura,
senza che tutti i doni dell’anima vengano soffocati,
e senza che lei possa mai appassire.
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