venerdì 30 aprile 2021

La Via dell'Airone

Da alcuni mesi sto lavorando a un piccolo progetto molto personale, che anche se spero possa vedere la luce, non ne sono molto sicura, dal momento che questa volta la sua realizzazione non dipende solo da me.
Lavorarci, però, mi sta dando tanto, e soprattutto nel comprendere la simbologia, i messaggi e gli insegnamenti che provengono da certi animali, sto trovando frammenti di saggezza e lezioni di vita essenziali.
Ultimamente mi sono soffermata sullo spirito di un animale che è parte integrante del paesaggio nel quale sono nata e che abito da sempre, l’Airone.
Questo uccello dal portamento nobile dona un messaggio davvero importante, che si può cogliere dalla sua osservazione e dal modo in cui agisce.
Resta immobile, immobile per tempi lunghissimi, senza muovere una piuma, ma scrutando sotto la superficie dell’acqua senza distogliere lo sguardo, nell’attesa che ciò che cerca arrivi alla sua portata.
Resta immobile e non agisce, ma quando è il momento giusto, e solo allora, rompe l’immobilità e con prontezza tuffa la testa e prende ciò che vuole.

L’Airone insegna l’immobilità, il non-agire, il preservare le proprie energie per evitare di disperderle in qualcosa che non è alla propria portata, che non è realizzabile, che non può esserci. Non ancora.
Ma nella sua immobilità osserva, e scruta, e aspetta.
La sua intenzione richiama ciò che desidera, e ciò che desidera prima o poi arriva.
Allora agisce, e afferra.
Così insieme all’immobilità e al non-agire, insegna la prontezza, l’immediatezza, l’agire subitaneo, il prendere, senza alcuna dispersione inutile di energia, ciò che è diventato possibile, realizzabile, afferrabile.

Credo che ascoltare il messaggio dell’Airone, l’apprendere, mettendola in pratica, la sua lezione, sia davvero importante, soprattutto in momenti in cui è necessaria l’immobilità, il non-agire, e quindi il preservare delle buone energie. Nella certezza che il momento dell’azione arriverà, che ciò che si cerca e si richiama si presenterà, e allora, solo allora, l’agire svelto, pronto ed efficace, porterà alla vera realizzazione e alle più preziose soddisfazioni.
Illustrazione di Anne Balogh

lunedì 26 aprile 2021

Benedetta sia la Morte

Oggi rientro lentamente nei miei ritmi, oggi mi muovo lentamente, respirando, fermandomi, e respirando nuovamente.
Ieri mattina è finita una piccola grande agonia, ciò che avrebbe dovuto durare poche settimane, in realtà è durato molti mesi, e per quanto ne fossi inizialmente felice, nell’ultimo periodo il declino era stato tale che era ormai impensabile continuare un’esistenza in quello stato.
È finita la piccola grande agonia, ed è finita per mia scelta, perché non c’era più altra scelta.
Non ho vergogna di dire che non ce la facevo più. La stanchezza fisica e mentale era oltre il limite, oltre la pietà, e questo mi rendeva estremamente nervosa. Così l’energia che non era dedicata a pulire, lavare, vigilare, essere sempre in ascolto, essere sempre presente, giorno e notte, era sperperata nella necessità di buttare fuori ciò che non poteva stare dentro. Era l’unico modo per poi tornare a prendermi cura, ad agire con amore, a voler bene.
La morte è il dono più grande che si possa ricevere quando la vita non è più degna di essere vissuta.
E mi crogiolo in questa piccola morte io stessa, come se fosse un morbido giaciglio bianco, talmente soffice da darmi la sensazione di essere appoggiata su una nuvola, sulla quale posso finalmente riposare.

Ieri ho pulito, e lavato, e spazzolato e sfregato. La casa e me stessa. Il mio corpo aveva bisogno di restare immerso nell’acqua senza la fretta di dover uscire, il mio cuore aveva bisogno di battiti lenti, di un ritmo calmo e sommesso. I miei polmoni avevano bisogno di respiri lunghi e profondi. La mia testa aveva bisogno di vacuità. I miei occhi di dormire. Dormire a lungo, completamente abbandonati al sonno.
E ho ancora bisogno di tutto questo. Pochi istanti non bastano, il riposo e la rigenerazione richiedono molto più tempo.

Oggi sento una lieve mancanza, di ciò che però non c’era già più.
Oggi la pace si è stesa come un candido velo impalpabile.
Oggi la mia presenza non è necessaria.
Oggi posso permettermi di non esserci.

Benedetta sia la morte, quando giunge a portare sollievo,
quando giunge a guarire l’anima.

mercoledì 21 aprile 2021

Di cosa mi sono innamorata oggi?

Di cosa mi sono innamorata oggi?
Di solito nel mio diario scrivo le cose belle della giornata, anche se dovrei farlo più spesso, ma mi rendo conto che più che un elenco di cose belle viste, sentite o accadute, si tratta più che altro di miei profondi e subitanei innamoramenti.
Di cosa mi sono innamorata oggi? Cosa mi ha toccato il cuore, cosa mi ha commossa, cosa mi ha fatto desiderare di librarmi verso quella bellezza senza inizio e senza fine che riesco sempre e solo a sfiorare e mai ad abbracciare del tutto?
Oggi mi sono innamorata, e per ben due volte. Un’immagine e alcune parole mi hanno fatto spiccare quel breve volo d’amore, facendomi poi posare di nuovo per terra, più ricca, più piena, nutrita.
Il primo innamoramento è avvenuto guardando fuori dalla finestra, come spesso accade.
Da diversi anni ormai le nostre campagne piemontesi sono visitate dagli ibis sacri che provengono dalle terre d’Egitto, dalle sponde del Nilo, e che erano simboli della grande Iside alata. Ali di ibis, le sue, dalla forma inconfondibile così cara anche a noi danzatrici, che le usiamo nelle coreografie più belle ed emozionanti.
Ebbene, dopo i primi anni di stupore, anche gli ibis sacri sono diventati la mia quotidianità. Non ne ho mai perso la considerazione sacra, ma mi sono abituata alla loro presenza. Però li avevo sempre visti nelle risaie, intenti a immergere il loro lungo becco nero ricurvo sotto la terra o nell’acqua bassa per pescare rane e altri piccoli animali. Li avevo visti volare, anche, ma sempre davanti a me, e nemmeno poi tanto in alto.
Oggi però, ed era la prima volta, li ho intravisti dalla finestra volare quasi sopra di me. Erano molto, molto in alto, così in alto non li avevo mai visti, e la luce del sole riusciva quasi a passare attraverso le loro ali, rendendole luminose.
Il volo dell’ibis sacro, con le ali spiegate, luminose, sopra di me, è stata una visione di bellezza assoluta. Perché per la prima volta ho visto il vero volo di Iside, ho riconosciuto, riconosciuto veramente, la forma perfetta delle sue ali, quelle che avevo visto solo nelle sue raffigurazioni dipinte sulle pareti delle tombe egiziane. Proprio loro, proprio uguali, proprio le sue.
I due ibis sacri volavano disegnando ampi cerchi sopra la mia testa. Sembrava imitassero le poiane, che spesso ruotano nel cielo quando sono a caccia, ma quelle ali, quelle ali luminose, quelle ali sacre, sono state un dono. Inestimabile.

La visione è durata solo pochi attimi, e mi sono ritrovata a pensare che è sempre così. Certe bellezze sono tali anche per questo, perché durano solo un attimo.

Non paga di tanta bellezza, ho subito dovuto innamorarmi di nuovo, stavolta grazie a una cara amica che ha condiviso la fotografia di alcune righe tratte da un testo di Marguerite Yourcenar.
Gliele prendo in prestito, anche perché non appena le ho lette, le ho sentite subito anche mie.
L’autrice ricorda una citazione di Virgilio:
TRAHIT SUA QUEMQUE VOLUPTAS
A ognuno la sua china.
Non ho potuto fare a meno di cercare di comprenderla meglio, e altre traduzioni la rendono – e scelgo di riportarle al femminile – “A ognuna le proprie inclinazioni”, oppure “Ognuna è attratta da ciò che le piace.”
Io la conoscevo come “A ognuno il suo”, ma queste versioni sono senza dubbio molto più belle.
Ed è proprio così, ognuna è attratta da ciò che le piace, da ciò che rappresenta la propria pura e profonda inclinazione.
Per questo a volte per cercare quel riflesso nello specchio che parla della propria verità profonda, si potrebbe anche solo osservare ciò che attrae istintivamente, verso cosa si tende naturalmente, quali sono le proprie inclinazioni, cosa suscita la propria voluttà, il piacere, l’attrazione… l’innamoramento.
Ed ecco che tutto si riunisce e si consolida nella verità.

Quali sono le inclinazioni naturali che ci animano?
Dove si esprime quell’indole che non proviene da nulla se non dalla voluttà dell’anima?

Sento l’ispirazione di queste parole che si libra alta ad ali spiegate, le stesse ali che oggi rilucevano ricordando il volo di Iside.
Non è facile coglierla… vola alto… e per prenderla bisogna imparare a volare.

Oggi mi sono innamorata di queste parole volanti,
dell’inclinazione al volo,
di ali che stillano gocce d’acqua del Nilo,
della luce che fa risaltare i contorni
e poi li attraversa.

venerdì 9 aprile 2021

Esperienze luminose prima della morte

Qualche tempo fa ho seguito una parte, quella che mi interessava di più, di un documentario sulle esperienze di premorte e di morte, raccontate da donne e uomini che poi, per qualche ragione, sono sopravvissute e hanno continuato a vivere la propria vita. Sono sempre stata affascinata da questo tema, e anche se ciò che mi chiama di più sono le esperienze sacre e iniziatiche che portano molto vicino a una condizione che può essere paragonata alla morte fisica, queste testimonianze raccontano esattamente le stesse cose che provano coloro che vivono una vera iniziazione e l’esperienza dell’anima profonda, ovvero del temporaneo ritorno nella grande e amorevole anima universale. Questa anima universale, questo abbraccio di amore infinito, la chiamo Grande Madre, altri la chiamano Dio, altri in molti altri modi ancora.
Ho trascritto le testimonianze che mi hanno toccata di più, quelle in cui credo di più, quelle che più si avvicinano a ciò che io stessa ho provato e sento anche adesso.
Sono gocce di luce dall’intensità infinita.
Io ne faccio tesoro, spero che possano nutrire anche voi.

***

Estratti di esperienze dell’anima oltre la morte
da Surviving Death

“Mi sono sentita più viva che mai.
Ho sentito il mio spirito che si separava dal corpo, poi è stato rilasciato verso il cielo.
Sono stata subito accolta da un gruppo di entità, non ho riconosciuto nessuno, ma erano stati importanti nella mia vita in qualche modo (...). Erano felicissimi di accogliermi, salutarmi e amarmi. Hanno iniziato a portarmi lungo un sentiero, quel sentiero era completamente ricoperto di centinaia di migliaia di fiori, profumava di quei fiori.
Era un’esplosione di tutti i colori dell’universo, c’è stato uno sfasamento temporale e dimensionale, ho sperimentato tutta l’eternità in ogni secondo e ogni secondo si è dilatato per l’eternità.
(...) Avevo la fortissima sensazione di essere a Casa.
Allo stesso tempo riuscivo a vedere il fiume con il mio corpo ancora sommerso (…).

Non volevo tornare indietro, nel mio corpo. Provavo una sensazione molto reale di essere abbracciata e confortata, e rassicurata che sarebbe andato tutto bene. Ma le entità mi dissero che non era la mia ora, che avevo ancora da fare sulla terra, e che dovevo tornare nel mio corpo.”

***

Si hanno delle ampie espansioni di coscienza.

***

[Molte persone] descrivono una luce calda e amorevole.
Un caldo abbraccio.
Molto avvolgente, e caldo e carezzevole [affettuoso].
Una musica grandiosa.

“Iniziavo a dissolvermi, come una goccia nell’oceano.”

“Se allungavo una mano per toccare una foglia, diventavo parte di quella foglia.”

“Ero una piccolissima luce, solo un punto, poi diventavo una grande luce.”

“Ora vedo bellezza ovunque.”
Fotografia di autrice o autore sconosciuta/o, raccolta da Pinterest