Di cosa mi sono innamorata oggi?
Di solito nel mio diario scrivo le cose belle della giornata, anche se dovrei farlo più spesso, ma mi rendo conto che più che un elenco di cose belle viste, sentite o accadute, si tratta più che altro di miei profondi e subitanei innamoramenti.
Di cosa mi sono innamorata oggi? Cosa mi ha toccato il cuore, cosa mi ha commossa, cosa mi ha fatto desiderare di librarmi verso quella bellezza senza inizio e senza fine che riesco sempre e solo a sfiorare e mai ad abbracciare del tutto?
Oggi mi sono innamorata, e per ben due volte. Un’immagine e alcune parole mi hanno fatto spiccare quel breve volo d’amore, facendomi poi posare di nuovo per terra, più ricca, più piena, nutrita.
Il primo innamoramento è avvenuto guardando fuori dalla finestra, come spesso accade.
Da diversi anni ormai le nostre campagne piemontesi sono visitate dagli ibis sacri che provengono dalle terre d’Egitto, dalle sponde del Nilo, e che erano simboli della grande Iside alata. Ali di ibis, le sue, dalla forma inconfondibile così cara anche a noi danzatrici, che le usiamo nelle coreografie più belle ed emozionanti.
Ebbene, dopo i primi anni di stupore, anche gli ibis sacri sono diventati la mia quotidianità. Non ne ho mai perso la considerazione sacra, ma mi sono abituata alla loro presenza. Però li avevo sempre visti nelle risaie, intenti a immergere il loro lungo becco nero ricurvo sotto la terra o nell’acqua bassa per pescare rane e altri piccoli animali. Li avevo visti volare, anche, ma sempre davanti a me, e nemmeno poi tanto in alto.
Oggi però, ed era la prima volta, li ho intravisti dalla finestra volare quasi sopra di me. Erano molto, molto in alto, così in alto non li avevo mai visti, e la luce del sole riusciva quasi a passare attraverso le loro ali, rendendole luminose.
Il volo dell’ibis sacro, con le ali spiegate, luminose, sopra di me, è stata una visione di bellezza assoluta. Perché per la prima volta ho visto il vero volo di Iside, ho riconosciuto, riconosciuto veramente, la forma perfetta delle sue ali, quelle che avevo visto solo nelle sue raffigurazioni dipinte sulle pareti delle tombe egiziane. Proprio loro, proprio uguali, proprio le sue.
I due ibis sacri volavano disegnando ampi cerchi sopra la mia testa. Sembrava imitassero le poiane, che spesso ruotano nel cielo quando sono a caccia, ma quelle ali, quelle ali luminose, quelle ali sacre, sono state un dono. Inestimabile.
La visione è durata solo pochi attimi, e mi sono ritrovata a pensare che è sempre così. Certe bellezze sono tali anche per questo, perché durano solo un attimo.
Non paga di tanta bellezza, ho subito dovuto innamorarmi di nuovo, stavolta grazie a una cara amica che ha condiviso la fotografia di alcune righe tratte da un testo di Marguerite Yourcenar.
Gliele prendo in prestito, anche perché non appena le ho lette, le ho sentite subito anche mie.
L’autrice ricorda una citazione di Virgilio:
TRAHIT SUA QUEMQUE VOLUPTAS
A ognuno la sua china.
Non ho potuto fare a meno di cercare di comprenderla meglio, e altre traduzioni la rendono – e scelgo di riportarle al femminile – “
A ognuna le proprie inclinazioni”, oppure “
Ognuna è attratta da ciò che le piace.”
Io la conoscevo come “
A ognuno il suo”, ma queste versioni sono senza dubbio molto più belle.
Ed è proprio così, ognuna è attratta da ciò che le piace, da ciò che rappresenta la propria pura e profonda inclinazione.
Per questo a volte per cercare quel riflesso nello specchio che parla della propria verità profonda, si potrebbe anche solo osservare ciò che attrae istintivamente, verso cosa si tende naturalmente, quali sono le proprie inclinazioni, cosa suscita la propria voluttà, il piacere, l’attrazione… l’innamoramento.
Ed ecco che tutto si riunisce e si consolida nella verità.
Quali sono le inclinazioni naturali che ci animano?
Dove si esprime quell’indole che non proviene da nulla se non dalla voluttà dell’anima?
Sento l’ispirazione di queste parole che si libra alta ad ali spiegate, le stesse ali che oggi rilucevano ricordando il volo di Iside.
Non è facile coglierla… vola alto… e per prenderla bisogna imparare a volare.
Oggi mi sono innamorata di queste parole volanti,
dell’inclinazione al volo,
di ali che stillano gocce d’acqua del Nilo,
della luce che fa risaltare i contorni
e poi li attraversa.