La testa con i suoi pensieri tace. Il cuore vibra, l’anima esulta. È lei a parlare. Nel sacro, ogni cosa è vista e compresa con i suoi occhi. Sorride, piena di grazia, chi vive questi attimi, e cerca il ripetersi di questa privilegiata condizione. Sorride piena di grazia, e di bellezza. Quella bellezza che illumina, che emana calore e luce… a volte qualcuno riesce a scorgerla come un alone luminoso attorno a colei che, in quel momento, è avvinta al divino, è sacra.
Immergersi nel sacro, specchiarsi nel sacro, e sacrificarsi – farsi sacra. Essere sacra.
Uno stato dell’essere che esiste e basta, incurante di farsi conoscere dal mondo, ormai privo di alcun desiderio che non sia quello di continuare a vivere nel sacro.
Colei che è consapevolmente sacra, anche solo per certi attimi, può scegliere di portare il sacro attorno a sé. Emanarlo non richiede nulla di più della sua presenza, come una stella radiante, lo emana senza compiere un gesto, senza proferir parola. È presente nel sacro, nel centro di se stessa, piena, raggiante.
Diffondere il sacro più lontano di sé, attraverso il gesto, la parola, la creazione, il rito, è l’atto di portare il sacro, dare il sacro, donarlo agli altri. Essere datrice di sacro. Sacer-dotessa.
Essere sacra, creare il sacro, comunicare il sacro, plasmare le forme del sacro, attingendo da dentro e da attorno, dall’anima radiante nel centro di sé e nella natura animata attorno a sé. In costante simbiosi sottile.
Per rendere un servizio al mondo di immenso valore. Un servizio sacro.
Esperienze che aprono gli occhi interiori alla vita più ampia, priva di limiti – il sacro non ne ha – eppure non semplici da raggiungere. Occorre privarsi di tutto ciò che si pone fra l’ego e l’immersione nuda e aperta nel sacro.
Perché ogni cosa inizia da quel primo passo.
Immergersi nel sacro, fino a specchiarsi…
Ogni giorno un passo in più,
un attimo in più,
un riflesso in più.
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