Il sussurro del fuoco
La danza delle donne
“Per quanto tempo ballarono così? Non tanto a lungo, ma a loro parve un’eternità, mentre gli uomini, una folla silenziosa, sembravano improvvisamente sobri.
Quale di quei pescatori fu così turbato nel veder ballare la moglie da fiondarsi in casa del reverendo a dirgli di accorrere in fretta perché le donne sembravano sotto l’effetto di un qualche sortilegio?
“Fermate subito questa diavoleria!” Il reverendo Jacobsen piombò come un fulmine sulla spiaggia, con la veste nera che svolazzava come le ali di un cormorano gigante.
Ma era come se le mani delle donne fossero intrecciate l’una con l’altra. Come se non potessero fermarsi neanche se lo avessero voluto. Erano stregate, sì, ma non dal Diavolo, bensì le une dalle altre.”
Anya Bergman, Il sussurro del fuoco, pag. 91-92.
Resto stregata anche io, da queste parole, dalla nostalgia atavica che si agita nel mio ventre, dai ricordi. Ricordi veri, reali, che non posso né voglio raccontare perché certe cose non si potevano dire prima, figuriamoci adesso.
Ma sono dentro di me, vivi. In me hanno preservato una sacralità e una purezza intoccabili. E nessuno potrà mai togliermeli o profanarli. Rivivranno, un giorno. È una promessa.
Non lascerò questa vita e questo corpo prima di averli visti rinascere dalle loro stessi ceneri.
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