Mentre osservo questa corsa senza senso mi sento soffocare e spegnere dentro. È una corsa volta soprattutto a vendere e ancora vendere, ed è priva di vita. Per anni mi sono rifiutata di prenderne parte, pur dovendo anticipare almeno un pochino i tempi perché il lavoro che ho scelto me lo richiede e, almeno un pochino, lo devo assecondare. Ma non ne sono schiava, e a questa follia non mi sottometto, a costo – e succede – di vendere meno e di dover lasciare il passo ad altre e altri.
Che superino pure, sfrecciando verso ciò che sarà ma che non arriva mai, perché quando arriva si è già passate/i oltre.
Non trovo alcun senso in tutto questo, provo solo molta tristezza e disincanto.
Oggi ci si ricorda che mancano sessantanove giorni a natale, ma non si ascolta il primo ticchettare del pettirosso, il fruscio delle prime foglie che, finalmente, si staccano e cadono dai rami. Non si osserva il cambiamento quasi impercettibile dei colori degli alberi, la prima nebbia che sale dal terreno, o gli uccelli che si preparano a migrare, e volano in stormi sopra le campagne.
È autunno da giorni sul calendario, eppure dopo un tempo caldo e afoso interminabile l’ho sentito veramente solo tre notti fa. Ho respirato il suo profumo umido e freddo, e finalmente l’ho salutato, dandogli il benvenuto.
Guardo la folle e isterica corsa, e nonostante vertigini e smarrimento resto ferma. Vacillo, perdo l’equilibrio a volte, ma resto ferma.
Il mondo reale non è fatto di anticipi, ma non è fatto nemmeno di date e orari. Ogni cosa è fluida, morbida, a volte repentina, a volte estremamente lenta. Ma è quando accade. Non prima, non dopo.
Io in quel momento voglio esserci. Non sempre ci riesco, raramente a dirla tutta. Ma almeno ci provo. Voglio esserci. E viverlo, e onorarlo, ed esserne riconoscente.
È in quell’attimo vero e vivo che risiede la vita, e la gioia. È lì che accade la magia.
E forse, è lì che si può ricominciare a guarire.
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