Essere attive anziché passive nei confronti della propria vita, modellandola e reggendone i fili con consapevolezza è una pratica importante, essenziale, ma il controllo è un’illusione, e nasce sempre dall’identificazione nell’ego. Mai dalla comunione con l’anima.
L’ego controlla e si ritiene sempre coinvolto, sempre responsabile. Pieno di potere su di sé, pretende di gestire ogni cosa a suo vantaggio.
L’anima, invece, irradia luce, illumina, e fluisce in armonia col tutto.
È morbida, e affronta gli eventi della vita reale con fluidità; si adatta come l’acqua, assumendo diverse forme a seconda di ciò a cui va incontro.
Crea, aggrega, disgrega, e poi lascia andare.
Non controlla, e non si fa padroneggiare da colei o colui che abita.
Chi afferma di padroneggiare la propria anima, dunque di averne il controllo, mente a se stesso e agli altri.
La vera realizzazione avviene quando è l’anima a guidarci. Non davanti a noi, ma dentro di noi.
Non come una padrona, ma come una fiaccola che risplende nel cuore, senza mai privarci della libertà di scegliere se seguire la via indicata dalla sua luce oppure no.
Non si è sempre responsabili di ciò che accade nella propria vita.
L’intervento inaspettato, l’imprevisto, o semplicemente la rete di eventi creata dalle circostanze, non sono prevedibili né controllabili. Arrivano e basta, che ci piaccia o no. Ma il modo in cui li si affronta – ovvero se si sceglie di subirli o di cavalcarli – determina la nostra crescita e affina la nostra consapevolezza.
E lasciar andare, smettere di trattenere, di controllare, di padroneggiare, è quanto di più liberatorio e benefico si possa fare nel proprio cammino.
Un cammino che si muove verso l’integrità, verso la comunione con l’anima e la dimensione divina a cui appartiene, e verso l’agire ispirato nel mondo che questa riunione partorisce.
Illustrazione di Anna Speshilova
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