Un paio di anni fa, dopo aver avuto un piccolo ma fastidioso malessere – il mio cuore sembrava un po’ incerto sul da farsi, agitato, confuso, sregolato, un po’ come me in quel periodo – ho voluto fare alcuni controlli, tra cui un esame di cui non ricordo il nome, nel quale mi hanno riempita di placchette e hanno anche osservato il mio cuore battere attraverso un monitor.
Il medico mi ha assicurato che era tutto a posto, e che il mio “cuore piccolino”, a parte un soffietto dato dalla valvola un po’ “insicura”, stava bene. Aveva ripetuto “piccolo cuore” o qualcosa di simile, ora non ricordo le parole esatte, ma ricordo che mi aveva suscitato un moto di amore così grande che quasi mi ero commossa.
Gli ho chiesto ancora com’era, il mio cuore, e lui aveva risposto che era piccino ma stava bene.
Sono minuta, dalla testa ai piedi, e giustamente ho un cuore piccolino, che batte forte – come tutti gli animali, che più sono piccoli più hanno i battiti alti – e che qualche volta è un po’ incerto sul da farsi.
E questa sono io, proprio io. Sento tanta luce in questo piccolo corpo imperfetto, indeciso, e non del tutto funzionante, e tanto amore in questo piccolo cuore, con la sua valvolina incerta, che mi sembra di scoppiare.
E anche se non è facile vivere con certe imperfezioni, e a volte lo sconforto mi rapisce, non posso fare a meno di amarle tutte.
Sono felice di occupare poco spazio su questa terra,
di avere il passo lieve e silenzioso,
di fare poco rumore,
di aver bisogno solo di pochi bocconi di cibo per saziarmi,
di usare poca aria per riempire i miei polmoni.
E di alimentare la mia fiamma più di ogni altra cosa,
per dare al mondo molto di più di ciò che da esso posso e voglio prendere.
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