Lei è natura, natura viva, animata, abitata dal suo spirito immanente.
Lei è albero rigoglioso, ruvida roccia, animale selvatico, torrente che scorre, lago che rifrange, sole che sorge, luna che rischiara, costellazione lucente, morbido filo d’erba, manto di neve, cristallo trasparente. Ogni frammento naturale, puro, è parte di Lei, è la sua manifestazione tangibile, e da Lei è abitata, animata. Ma Lei è molto, molto di più. È l’infinito non manifesto, è l’anima universale, il grembo da cui tutto ha inizio e in cui tutto ha fine – eppure in Lei non vi è fine, ma solo riposo, e rigenerazione.
Quando la si immagina, o la si sente, può nascere un’emozione intensissima, un desiderio struggente di tornare a Lei, di tornare a casa. Un desiderio talmente forte da spingere a cercarla e cercarla e ancora cercarla. Un desiderio illuminante, che è la sua chiamata, e la nostra vocazione.
La vocazione dona l’ispirazione luminosa, e instilla la forza di percorrere la via che risale il corso del fiume e porta alla sorgente nascosta fra le rocce muschiate. La via che permette di rientrare nel grembo divino per tornare all’origine, e al suo amore perenne.
È questa vocazione che dà forma agli infiniti percorsi che tendono a muoversi verso quella materna origine di tutte le cose, verso quella sorgente-grembo dove ritroviamo Lei, e noi stesse/i.
Ma la strada che risale verso la sorgente non è in cima a qualche montagna, è dentro di noi.
Per avvicinarsi alla Grande Madre non basta volerlo, pronunciare preghiere, invocazioni, o celebrare grandi riti e cerimonie. Tutto questo può essere importante e utile per alcune ma completamente trascurabile e inutile per altre. Perché per avvicinarsi veramente alla Grande Madre è essenziale spogliarsi di tutto e tornare a se stesse, all’anima che vibra, respira e illumina dentro. Per avvicinarsi a qualcosa occorre accorciare le distanze, smussare le differenze, sempre di più, e poco a poco ci si scopre più simili a ciò che si cerca, o si sente di esserlo sempre state. Così, avvicinarsi alla Grande Madre significa forse ritrovare e alimentare in se stesse/i le virtù naturali che le appartengono, e che in origine sono anche nostre.
Richiamarle in sé, risvegliarle in sé attraverso la pratica della ricerca della percezione della propria anima pura e naturale, porta ad essere sempre più somiglianti a Lei, a ritrovarla dentro, e a sapere che era sempre stata lì, sin dall’inizio della nostra esistenza.
Ecco che allora si ritrova l’armonia più grande, fatta di amore, bellezza, gioia, e ci si accorge con meraviglia, che siamo abitate da Lei. Che Lei è presente in noi, in quella immensa armonia che ci riempie di amore, gioia, bellezza. E che noi siamo parte di Lei.
E quale grande e prezioso e gioioso incarico hanno coloro che, vissuta e sperimentata più e più volte la ricongiunzione con la Grande Madre dentro se stesse, la comunione con il suo grembo di armonia perfetta, il suo sogno senza inizio e senza fine, possono raccontarlo, ed esserne portavoce nel mondo per chi può ascoltare, e sentire, e riconoscere.
Questa, almeno, è l’aspirazione più grande della via della Grande Madre che, fra le tante, riconosco e pratico io, pur senza avere forse avuto la fortuna di vivere certe esperienze.
Raccontarla ripetutamente, condividendone piccole parti, dà un senso al mio essere qui su questa terra. Nella speranza che sia utile ad altre e altri, alla loro chiamata, al loro cammino, unico e irripetibile.