Studiando i diversi tipi di incenso, la provenienza e la raccolta, sono profondamente affascinata dalla Namibia, una regione dell’Africa nella quale gli alberi rilasciano spontaneamente le loro resine, senza bisogno di alcuna incisione nella corteccia, producendone in grande abbondanza. La resina è raccolta tradizionalmente dalle donne Himba, che in un solo giorno ne prelevano a sufficienza per un anno intero.
Immagino i loro volti bruniti, le loro vesti colorate ed eleganti, mentre appoggiano le mani dalle lunghe dita sui tronchi degli alberi, fra le dune color ruggine, immerse nei profumi che esalano naturalmente dalle piante.
La loro resina, la utilizzano in molti modi, e loro sono solite scioglierla insieme a burro e ocra rossa, per poi spalmarla, come unguento profumatissimo, su tutto il corpo.
Quanta bellezza nella differenziazione della natura, quanta ricchezza nella diversità delle culture.
Ogni cultura ha il proprio paesaggio, le proprie sembianze, il proprio colore, i propri profumi. Canti e racconti e usanze diverse. E in origine, un’armonia condivisa che univa tutta la terra.
Sogno notti stellate profumate d’ambra e mirra, e fra un sogno e l’altro torno ai miei studi. Torno ad esalare a pieni polmoni racconti balsamici e odorose tradizioni.
Torno alle donne che raccolgono gocce dorate trasudate dalle cortecce accaldate, e mi sembra quasi di conoscerle. Nell’anima siamo simili.
Fremo all’idea di bruciare qualcuno di quei ricchi granelli di resina Omumbiri che, ora so, hanno raccolto loro.
E lasciarmi avvolgere dalle stesse volute di fumo, perdendomi in quei profumi che loro ben conoscono.
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