Come quando si attende un’ospite attesa e desiderata, ogni cosa deve essere preparata per il suo arrivo. La casa ben pulita e riordinata, la terrazza ben spazzata e pronta ad essere picchiettata e purificata. La candela sempre accesa, alcune gocce di olio essenziale di salvia e lavanda a diffondere il loro profumo. E un pizzico di salvia essiccata a bruciare e fumigare le stanze.
Ogni cosa al suo posto, pulita e in attesa della sacra ospite,
umida dea partorita dalle nuvole che disseta la terra e ricolma laghi, fiumi e torrenti, così che riprendano a scorrere.
Le erbe cantano e tendono le foglioline verso il cielo, i sassi del fiume aspettano di essere sommersi nuovamente – e sembra di vederli rotolare dalla gioia – le radici, i legni, i rami degli alberi, tutti protesi a chiamare l’acqua miracolosa. E gli animaletti non aspettano altro che lei, perché di bere dagli stagni fangosi sono stanchi.
Qui in casa, ogni cosa è al suo posto.
Sta per arrivare l’ospite più gradita, siamo in trepidante attesa di accoglierla.
***
Ricordo quando, da piccola, preparavo la casa all’arrivo delle amichette più care. Prendevo tutti i peluche e li sedevo, uno accanto all’altro, attorno al salotto, a formare un cerchio, al cui interno avrei poi condiviso giochi, chiacchiere e risate. Non so per quale motivo lo facessi, so solo che, da quando ho memoria, l’ho sempre fatto. Nessuno me lo aveva insegnato, sapevo solo che dovevo farlo, ed era una tale necessità che a volte, quando non avevo tempo per il poco preavviso dell’amichetta di turno, pretendevo che mia mamma mi aiutasse, perché da sola non ce l’avrei fatta a preparare tutto esattamente come doveva essere.
E una volta che i peluche erano seduti, solo allora, i giochi potevano avere inizio, nel centro del cerchio.
Da allora, ho sempre sentito intensamente la necessità di preparare la casa – il mio cerchio più ampio – per l’arrivo di qualche ospite importante. Una amica, un amico, ma soprattutto certe manifestazioni naturali. È facile vedermi pulire e riordinare la casa, in fretta e furia quando, in lontananza, sento rombare un tuono – devo preparare il mio intimo spazio per la venuta del temporale – o per una nevicata, o per la pioggia.
Solo quando ogni cosa è al suo posto, infatti, posso sedermi al centro del cerchio e ascoltare, osservare in silenzio, e vivere, nel modo più pieno e intenso possibile, ciò che la Grande Madre offre in quel momento.
Allora, siamo solo io e il temporale, io e la neve, io e la pioggia…
e sono tante le storie che, silenziosamente, ci raccontiamo.