mercoledì 30 marzo 2022

Aspettando la pioggia

La pioggia sta arrivando. Dopo tanto tempo, il suo profumo è nel vento.
Come quando si attende un’ospite attesa e desiderata, ogni cosa deve essere preparata per il suo arrivo. La casa ben pulita e riordinata, la terrazza ben spazzata e pronta ad essere picchiettata e purificata. La candela sempre accesa, alcune gocce di olio essenziale di salvia e lavanda a diffondere il loro profumo. E un pizzico di salvia essiccata a bruciare e fumigare le stanze.
Ogni cosa al suo posto, pulita e in attesa della sacra ospite,
umida dea partorita dalle nuvole che disseta la terra e ricolma laghi, fiumi e torrenti, così che riprendano a scorrere.
Le erbe cantano e tendono le foglioline verso il cielo, i sassi del fiume aspettano di essere sommersi nuovamente – e sembra di vederli rotolare dalla gioia – le radici, i legni, i rami degli alberi, tutti protesi a chiamare l’acqua miracolosa. E gli animaletti non aspettano altro che lei, perché di bere dagli stagni fangosi sono stanchi.
Qui in casa, ogni cosa è al suo posto.
Sta per arrivare l’ospite più gradita, siamo in trepidante attesa di accoglierla.

***

Ricordo quando, da piccola, preparavo la casa all’arrivo delle amichette più care. Prendevo tutti i peluche e li sedevo, uno accanto all’altro, attorno al salotto, a formare un cerchio, al cui interno avrei poi condiviso giochi, chiacchiere e risate. Non so per quale motivo lo facessi, so solo che, da quando ho memoria, l’ho sempre fatto. Nessuno me lo aveva insegnato, sapevo solo che dovevo farlo, ed era una tale necessità che a volte, quando non avevo tempo per il poco preavviso dell’amichetta di turno, pretendevo che mia mamma mi aiutasse, perché da sola non ce l’avrei fatta a preparare tutto esattamente come doveva essere.
E una volta che i peluche erano seduti, solo allora, i giochi potevano avere inizio, nel centro del cerchio.

Da allora, ho sempre sentito intensamente la necessità di preparare la casa – il mio cerchio più ampio – per l’arrivo di qualche ospite importante. Una amica, un amico, ma soprattutto certe manifestazioni naturali. È facile vedermi pulire e riordinare la casa, in fretta e furia quando, in lontananza, sento rombare un tuono – devo preparare il mio intimo spazio per la venuta del temporale – o per una nevicata, o per la pioggia.
Solo quando ogni cosa è al suo posto, infatti, posso sedermi al centro del cerchio e ascoltare, osservare in silenzio, e vivere, nel modo più pieno e intenso possibile, ciò che la Grande Madre offre in quel momento.
Allora, siamo solo io e il temporale, io e la neve, io e la pioggia…
e sono tante le storie che, silenziosamente, ci raccontiamo.
Fotografia di Hannah Kemp

lunedì 28 marzo 2022

Voci di Amazzoni

Non ci sarà mai una vera completezza, una integrità autentica, non esisteranno mai pace e libertà, unite a formare una cosa sola, se l’aspetto terrifico della dea combattente, lo spirito ardente della amazzone, l’urlo della leonessa, dell’orsa, della lupa, non saranno riconosciuti, integrati, incarnati e, all’occorrenza, praticati. Dentro e fuori.
Senza temere di lottare per la difesa di se stesse, dei propri valori, della propria terra, quando minacciati, devastati, sottratti. Senza temere di farlo per ristabilire una pace vera, e preservare un mondo nel quale le proprie figlie e i propri figli possano crescere liberi.
Ci vuole un grande coraggio, bisogna sporcarsi le mani, e resistere.
Ma per mantenere e proteggere quella libertà, vale la pena.

La pace ad ogni costo non è né sarà mai pace.
È una falsa e infida distorsione della pace. E la offende.

Non nominate le amazzoni, se non le riconoscete quando le guardate negli occhi.
Non nominate le amazzoni, se alla prima minaccia consegnereste la libertà del vostro popolo al nemico.
Non nominate le amazzoni, se avete scelto di spegnere il loro fuoco. Anche dentro di voi.
Ringraziate coloro che lottano. Lo fanno perché anche voi possiate essere libere. E in pace.

***

L’Urlo della Amazzone

Più mi dirai di tacere, più io parlerò, e canterò, e griderò.
Più mi detterai cosa scrivere, più la mia penna scorrerà libera e affilata.
Più tenterai di legare le mie ali, più le dispiegherò e volerò alto, sopra la tua testa.
Più diffonderai menzogne, più urlerò la verità.
Più mi imporrai di arrendermi, più combatterò per me, per le mie sorelle, per le mie figlie.
Lo vedi il fuoco che mai si esaurisce?
Guardalo!
Poiché più soffierai per spegnerlo, più divamperà.
E anche se riuscirai a piegare il mio corpo, non piegherai mai il mio spirito.


***

Onoro, ora e sempre, le amazzoni del passato, del presente, del futuro.
Onoro le dee invocate dalle antiche regine quando, attaccate, dovevano ricorrere alle armi.
Onoro l’urlo della leonessa, dell’orsa, della lupa.

E per quanto incompresa e travisata, sono integra.
E vicina, veramente, a chi con coraggio resiste. Resiste. Resiste.

***

Non invocarmi nel mio aspetto oscuro, figlia mia,
se quando l’oscurità cala, fuggi via lontano.
Non pronunciare i miei nomi di tenebra,
se quando il corno della battaglia vibra il suo grido, ti tappi le orecchie.
Non indossare i miei ornamenti,
piume corvine, punte di freccia e zanne appuntite,
se quando è il momento di attingere al loro potere
li lasci cadere inorridita.
E soprattutto, non proclamarti mia sacerdotessa,
se quando le tue sorelle combattono per la loro libertà
pretendi che si arrendano al nemico,
perché sei stanca di una battaglia che non è nemmeno tua.

Abbi il coraggio di guardare nell’abisso,
domando la paura che ti assale.
Abbi l’ardire di brandire un’arma,
per difendere te stessa e il tuo popolo.
E sii la compagna che vorresti al tuo fianco
se fossi costretta a combattere per la libertà.

Io sono accanto a te,
e negli occhi di coloro che non mi respingono.
Non temere la mia ombra,
è nata con te,
perché tu la accolga nei momenti di necessità.
E ricorda,
anche nel conflitto più nero,
custodisci sempre il seme della pace.

Illustrazione di autrice o autore sconosciuta/o.

domenica 20 marzo 2022

Sono in ritardo

Sono sempre in ritardo. Ci provo a stare nel tempo prestabilito, ma non ci riesco. Ciò che riesco a fare bene è essere puntualmente in ritardo. Stabilisco di essere pronta per un certo orario, e qualche volta, inaspettatamente ci riesco. “Stavolta non sono in ritardo”, mi dico soddisfatta, ma poi...
un pettirosso mi vola davanti, si nasconde fra le bacche di rosa canina, e io lo seguo,
un bocciolo di rosa fa capolino fra le foglie ed esige di essere accarezzato e annusato,
un leprotto sbuca da sotto il roseto, saltella sulla strada, e mi incanto a guardarlo,
un merlo intona fischi e gorgheggi, e mi perdo ad ascoltarlo.
Mi sembra passino pochi secondi, mentre i minuti mi sfuggono di mano…
E ci ricasco. Sono in ritardo.

Ma col cuore gioioso e l’anima nutrita.
Fotografia di Lucija Rosane.

sabato 19 marzo 2022

Messaggi dal bosco attorno a casa

A volte penso che se non sento la frequente necessità di immergermi nella natura dei boschi, è perché è la natura dei boschi a venire a farmi visita attorno a casa, tutti i giorni. Sono un piccolo animale che sta bene nel tepore luminoso della casa-nido, nel raccoglimento dei giardini, e che al contempo sente dentro la vastità azzurra del cielo. Mi sento ricca con poco, quel poco che per me è tantissimo.
Dunque, quale bellezza posso raccontare oggi, mentre gli uccelli cantano a loro volta la bellezza che li circonda? Quale messaggio posso trasmettere?
Da alcuni giorni una cornacchia completamente nera vola accanto a quelle grigie, non l’avevo mai vista prima. Sono arrivate poco prima che iniziasse il conflitto, e da allora continuano a gracchiare. Non che vi sia un legame, ma le osservo nei loro voli rotatori, le ascolto nei loro rauchi richiami, e prego che, come sanno fare, trasformino la morte in nutrimento, per una rigenerazione che onori la vita.
Un giovane storno si è appena posato sulla rosa canina, spoglia di tutto tranne che di vecchie bacche secche e delle poche foglie rimaste. Sono di un colore verde intenso, scuro, lucido. Le piume nere e cangianti dello storno, illuminate da un sole pallido, rilucono dello stesso verde scuro lucido, in un perfetto mimetismo. L’arte che permette di vedere senza essere visti.
Che dire della bella fringuella che cammina sui rami lateralmente, allungando il collo di tanto in tanto con la crestina all’insù? Suggerisce di muoversi su sentieri laterali, e mi trasmette la vivace ricerca di ciò che è buono da mangiare, col corpo e con l’anima. La raggiungono altre due fringuelle, una più rosa delle altre. Forse è un maschio pallido, o una femmina emozionata.
Ecco che arrivano due capinere con la testina nera come la pece. Cercano formiche e insetti fra le crepe della corteccia. Un codirosso passa loro accanto, preferisce la rosa canina, la saluta con il frullo rossiccio della sua coda.
Spesso non è necessario andare lontano per cercare, e trovare, la gioiosa simbiosi con la natura. Per sentire la sua bellezza, e accogliere i suoi messaggi.
Basta aprire gli occhi del cuore, e concedersi il privilegio di spiccare il volo.
Fotografia di autrice o autore sconosciuta/o, raccolta da Pinterest.

venerdì 18 marzo 2022

Di storni e liberazione

Da alcuni giorni sono tornati gli storni, e anche se sono arrivati in un momento ancora molto freddo, il loro ritorno annuncia l’inizio della primavera.
Il loro canto della sera è uno dei doni più belli, così come il loro canto del mattino,
vibrato quando è ancora buio ad annunciare l’approssimarsi dell’aurora.
Ogni anno, quando tornano dopo essere stati per diversi mesi nei paesi caldi, conoscono qualche canto in più, qualche gorgheggio diverso, qualche versetto nuovo, che si aggiungono al repertorio.
E ogni anno mi chiedo dove li abbiano imparati, su quale albero fiorito, su quale tegola arrossata, in quale giardino nascosto.
Ascoltarli è come ascoltare la voce di luoghi lontani, nei quali l’inverno è mite e il sole brilla forte e caldo. Per questo gli storni portano il calore e la luce anche nel loro canto.
Sono simboli di rinascita, di fioritura, di luce.
E sono messaggeri di terre lontane.

Nel mito gallese, è lo storno a imparare a memoria le parole della bella Branwen prigioniera e, dopo un lungo viaggio, a ripeterle a suo fratello Bran, che parte per andare a liberarla.
Lo storno porta il messaggio da una terra all’altra, da un mondo all’altro.
Un messaggio di passaggio, di rinnovamento, di speranza. Un messaggio che innesca la liberazione, sia dai rigori dell’inverno sia da uno stato di chiusura e di prigionia nei quali l’anima bianca si trova costretta.
Ma ecco che arriva lo storno, e le energie della liberazione si mettono in movimento. E arrivano ovunque ci sia bisogno di loro.

Che il ritorno degli storni preluda a liberazione e rinascita, soprattutto adesso.
Che il loro canto apra le menti a nuovi livelli di comprensione,
e scaldi i cuori inducendoli a concedere, ad accogliere, a fiorire.
Fotografia di autrice o autore sconosciuta/o, raccolta da Pinterest.

giovedì 17 marzo 2022

Di porte chiuse e cuori aperti

Vi è una sorta di dolce malinconia interiore nel sentirsi isolata, respinta, zittita, spintonata via. Dopo il colpo violento provocato dallo sbattere di una porta davanti al naso, si crea un silenzio dapprima disorientato, poi via via sempre più accogliente. Materno.
Allora il buio diventa quasi morbido, la fiamma della candela brilla un po’ più forte, il disorientamento diventa centratura, presenza.
Colei che Veglia, abbraccia più stretta,
e con un bacio di piume allontana la tristezza.

Ma soprattutto, le voci amiche si rivelano, ancora di più, un dono dal valore immenso.
Così mi ritrovo nel mio centro di armonia, a sorridere. E inaspettatamente provo gratitudine.
Gratitudine per il silenzio accogliente, per il buio morbido, per la fiamma più brillante, per il disorientamento che porta al centro, per le preziose voci amiche, per il bacio di piume.
Per quella porta sbattuta davanti al naso…
Fotografia di autrice o autore sconosciuta/o, raccolta da Pinterest.

giovedì 10 marzo 2022

Alla ricerca della bellezza

Cosa posso raccontare che possa portare un po’ di bellezza in questi giorni dolorosi…
Forse il primo albero fiorito, cosparso di boccioli bianchi profumati di miele,
forse il volo lento, elegante e regale di tre ibis sacri, e la pace che quel volo bianco posa sul cuore, leggera come piume che placano, abbracciano, sollevano.

***

Non ostiniamoci a pensare a quello che manca,
ma dedichiamoci, anima e corpo, a quello che c’è
.”
Barbara Pozzo
Fotografia di autrice o autore sconosciuta/o, raccolta da Pinterest.

venerdì 4 marzo 2022

La pace vera

Credo di aver passato troppo tempo, nella mia vita e nel mio percorso, a studiare e ad amare le donne combattenti, antiche e moderne, che al fianco degli uomini lottavano per la libertà, per l’indipendenza, per una pace vera, abbracciando temporaneamente il caos e lo sconvolgimento al fine di creare un nuovo equilibrio migliore del precedente. Le ho studiate e ammirate troppo per apprezzare certi discorsi di rese sacrificali che oggi vengono scritti, pronunciati e ripetuti da cosiddetti pacifisti.
In questi giorni di guerra poco distante da noi, apprendo una cosa importante per me. Che non sono una pacifista come loro. Il mio ideale di pace è diverso, molto diverso, da quello di cui loro si fanno portavoce.
Sin da bambina ho imparato a ribellarmi alle ingiustizie, che ho sempre sentito insopportabili. E ho imparato che è giusto difendersi quando si viene attaccate, violate o sottomesse.
Sentire giustificare le ragioni di chi aggredisce, mettere tutti sullo stesso piano, e invitare chi è attaccato al sacrificio assoluto, senza nemmeno tentare di resistere e difendersi, mi provoca una rabbia profonda che sento legittima e che non posso reprimere.
Mi è molto difficile conciliare, in questi giorni, il desiderio della pace con la necessità di resistenza e ribellione. E se non fossi qui, e fossi in un luogo ostile e violento, dove la pace fosse solo un ricordo violentato e ridotto a brandelli, non potrei che scegliere le stesse resistenza e ribellione che proprio lì vengono scelte. Animata tuttavia dalla ricerca inesauribile di un ritorno alla pace vera.
Non appoggerò mai ideali che spingono a una pace fittizia ottenuta con il sacrificio della libertà.
Ho sempre preferito la resistenza alla resa incondizionata – e fatale.
Per questo non posso che comprendere e sostenere la necessità della difesa, della lotta per la propria vita e per i propri valori.
Pur senza rinunciare mai, mai, a quel centro di pace interna,
che è la stella polare di qualsiasi conflitto,
e che nonostante ciò che accade intorno non dimentica se stessa.
Fotografia di autrice o autore sconosciuta/o, raccolta da Pinterest.

martedì 1 marzo 2022

La pace nonostante il conflitto

Non credo in chi sostiene che si debba essere sempre sottoposte a conflitti interiori ed esteriori per crescere. Non credo che si debba coltivare una tensione costante per evolvere.
Che le battaglie interiori siano fonte di crescita è vero, è il loro scopo più alto e nobile. Ma cercarle, alimentarle, e trovarne sempre di nuove credo che non sia sano e che non porti lontano.
Perché lo scopo di ogni conflitto non è altro che il ristabilirsi della pace. Una pace che poi va difesa e mantenuta. È perché è nella pace, seppur sfuggente, che possiamo trovare il silenzio necessario ad ascoltare l’armonia dell’anima, che canta, guarisce e illumina dall’interno. Non è immergendosi in un perenne conflitto che si evolve.
È nel rendersi capaci di trovare e mantenere un centro di pace dentro di sé, nonostante i conflitti.
Una pace che resiste, nonostante i tentativi di annientarla. Una pace che, anche quando cede, rinasce dalla propria cenere.
Una pace che è ciò che era prima, e ciò che sarà di nuovo.
E che è il ricordo del principio da cui sempre si proviene, e a cui sempre si anelerà di tornare.

Che il conflitto riporti presto al principio della pace.
Che la pace profonda non venga intaccata dal conflitto.
Fotografia di autrice o autore sconosciuta/o, raccolta da Pinterest.