Ho perso più e più volte il mio centro, eppure in un modo o nell’altro ho sempre trovato piccoli equilibri di breve durata che mi hanno permesso di vivere momenti belli e pieni di calore.
Poi qualcosa è cambiato, e adesso devo ricominciare a cercare.
Negli ultimi giorni, leggendo le belle riflessioni di Rob Briezny sui segni zodiacali, ho trovato questa citazione: “La nave è sempre fuori rotta. Chi naviga lo sa. Navigare significa andare fuori rotta e correggere. Questo ci dà un’idea di che cosa sia la vita.” (Michael Meade)
Briezny la interpreta dicendo: “Deviamo continuamente dal percorso che vorremmo poter seguire con immancabile precisione. Questo non è un errore del sistema, è una sua caratteristica. E finché saremo ossessionati dall’idea che non siamo dove dovremmo essere, saremo distratti dal nostro vero lavoro. Qual è il nostro vero lavoro? Apportare continue correzioni.”
Mi sono resa conto che per me è stato proprio così, e lo sarà sempre. Continuare a correggere la rotta, avendo ben chiara la direzione in cui desidero muovermi, è il vero impegno da svolgere con dedizione.
Certe volte, tuttavia, è proprio quando si perde la rotta che si arriva a solcare acque inaspettate. E nelle acque inaspettate sono nascoste esperienze e doni altrettanto inaspettati.
Prima di correggere e riprendere a navigare nella direzione sentita e desiderata, è bello soffermarsi a cogliere ciò che è lì, a disposizione. L’importante è non fare l’errore di dimenticare, abbandonando la rotta, perché vorrebbe dire perdersi e diventare prede al nulla, vittime del caos e del caso. Caos e caso, stesse lettere diversamente disposte, ugualmente piene di angosciosi risvolti.
Il bello della navigazione, di questo perdere la rotta, è vivere tutto ciò che arriva, imparare da ogni cosa, e poi recuperare la rotta e tornare a solcare le proprie acque,
quelle che portano laddove siamo chiamate/i ad andare.
La mia navigazione continua, sull’oceano acquatico e celeste,
a raccogliere stelle
che brillano nel mondo di sopra e nel mondo di sotto.
Guidata da quell’unica stella che credevo fosse lontana,
irraggiungibile,
e invece è sempre stata qui.
A brillare.
Dentro.
Illustrazione di Toshio Ebine
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